La corsa ai nuovi poli tecnologici e l’automazione del lavoro
Università, centri di ricerca e poli tecnologici rappresentano i nuovi perni dello sviluppo capitalista, e per questo tutte le città competono tra loro per accaparrarsi un’avanguardia scientifica che magari faccia anche pendant col tessuto storico-geografico della città. D’altronde gli investimenti multimilionari sono grandemente giustificati: oltre ad attirare studenti, professori e ricercatori, sono un ottimo motivo per riqualificare interi quartieri, di modo che i nuovi ospiti possano godere di abitazioni, negozi e servizi pensati ad hoc. Come a Torino, dove sorgerà il Parco della Salute, ovvero un’enorme polo ospedaliero scientifico-didattico in cui far convergere ospedali, laboratori e centri di ricerca che si occupano di scienze e tecnologie mediche.
Individuato e approvato il sito nell’ex area industriale Avio-Oval nel quartiere Lingotto sono già avvenute le procedure di sgombero di occupazioni illegali e nel rifacimento delle strade di modo da rendere la zona appetibile per i futuri investitori.
Non solo scienza, ma anche la costruzione di sedi e filiali delle multinazionali rappresentano per le città una “manna dal cielo” che, oltre a creare posti di lavoro, permettono la costruzione di nuove strade, appartamenti, mense e trasporti appositi. Multinazionali come Amazon che puntano sulla robotizzazione del lavoro, sulla gestione attraverso l’intelligenza artificiale e sull’automatizzazione del lavoratore. Dietro la facciata futuristica e green si nascondono turni massacranti, alienazione, controllo totalitario, malattie e obsolescenza lavorativa.
Università e lavoro come binari nella folle corsa della competitività globale in cui si plasma l’ibridazione artificiale del vivente dietro alla rassicurante facciata della tecnologia smart e dell’energia pulita. Ma le nuove tecnologie definite eco-compatibili nascondono il volto dello sfruttamento nelle miniere di cobalto e coltan in Africa con la conseguente colonizzazione; il prosciugamento di fiumi fondamentali per la sopravvivenza di popoli ed ecosistemi; la costruzione di condotti, ferrovie, porti, dighe, centrali che vanno a mutare irreversibilmente intere aree geografiche e che fanno proliferare la presenza militare a difesa degli interessi delle grandi multinazionali.
Ciononostante, non s’arresta la resistenza di chi subisce le mirabolanti meraviglie del terzo millennio e s’intensificano le azioni di attacco e sabotaggio contro i nuovi mostri del capitalismo.
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