LA MORTE DI MEGALOPOLI – LA PERLA DI LABUAN 9/10/2020
Riccardo
“Anche sulla Novantaseiesima Strada il traffico era bloccato.” Prima o poi tutto ciò che conosciamo finirà e molti autori di fantascienza hanno provato a immaginare “il giorno dopo”. La causa può essere una pandemia, una guerra atomica, un asteroide. Roberto Vacca in “La morte di megalopoli” scritto nel 1974 e ambientato nel 1993 immagina invece che il sistema si inceppi perchè troppo complesso, la fine della civiltà arriva per disorganizzazione. La città di New York ha inglobato Washington e Boston formando la conurbazione Bos-Wash con 50 milioni di abitanti. Un giorno il traffico si blocca impedendo a un controllore di volo di arrivare all’aeroporto Kennedy. Un altro controllore di volo esausto commette un tragico errore e un aereo precipita su una centrale elettrica. Tutta la costa orientale degli Stati Uniti resta senza energia elettrica. Uffici, fabbriche, ospedali, treni e telefoni cessano di funzionare. Confusione, panico e violenza dilagano. “La stima ufficiale del numero dei morti alla fine del secondo giorno di blackout era di 150.000 persone ma il numero vero, sconosciuto a tutti, superava il mezzo milione.” Seguiamo la vicenda con gli occhi dell’ingegnere Ed Barnes, troppo fiducioso nelle possibilità della tecnologia. “Il nuovo sistema unificato sarà dieci volte più sicuro dei vecchi sistemi. Abbiamo tenuto conto di tutto.” A nulla serve la tardiva mobilitazione dell’esercito. “Tutte le autorità pubbliche e private, militari e civili, rimasero senza informazioni, e non avrebbero saputo che ordini impartire né a chi.” Nel 1971 Roberto Vacca aveva sviluppato gli stessi concetti nel saggio “Il medioevo prossimo venturo”. Buon ascolto.
Roberto Vacca “Il medioevo prossimo venturo – La degradazione dei grandi sistemi” Mondadori, Milano 1971;
Isaac Asimov “Catastrofi a scelta – Le apocalissi che incombono sul nostro pianeta” Mondadori, Milano 1979;
Jared Diamond “Collasso – Come le società scelgono di morire o vivere” Einaudi, Torino 2005.