Lo jurodstvo in Dostoevskij
c'hai le storie
Nei romanzi di Dostoevskij ricorre spesso la figura del Jurodstvo, il santo folle, colui che si allontana dalla società per avvicinarsi a Dio, ma in questo suo rifiuto egli diventa un reietto: è sporco, si agita febbrilmente, insulta, attua una performance del disprezzo che viene ricambiata con un’ambivalente intoccabilità, da una parte è inavvicinabile in quanto uomo-sacro dall’altra in quanto uomo-fetido. In Dostoevskij sono soprattutto donne, sempre emaciate, povere, votate all’annullamento e al sacrificio, buone e innocenti di natura. Questi personaggi spesso e volentieri bilanciano il macchiavellismo e il razionalismo di personaggi oscuri, tetri e determinati al loro scopo (vedi i protagonisti dei Demoni o di Delitto e Castigo). Infatti nell’autore russo il confine tra bene e male è netto, determinato dalla sua esperienza di “graziato sul patibolo” e la conseguente deportazione in Siberia, dove conosce il vero popolo russo, così differente dai salotti intellettuali dove si coltivava la rivoluzione di cui, da ragazzo, ambiva a fare.
Ne parliamo con Stefania, autrice dell’articolo “Lo jurodstvo in Dostoevskij: declinazioni polifoniche della follia sacra” (https://collettivotrickster.net/lo-jurodstvo-in-dostoevskij-declinazioni-polifoniche-della-follia-sacra/)
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