Pannelli solari ed il problema del loro smaltimento

Che fine fanno i pannelli solari quando terminano il proprio ciclo di vita?

Questa tecnologica energetica, che da molti viene definita “fonte d’energia pulita” e che sempre più viene utilizzata in tutto il mondo, rivela la propria faccia inquinante nel momento in cui si affronta il problema del suo riciclo. Attualmente le sue varie componenti (ovvero materiali come alluminio, silicio, vetro e rame) hanno necessità di essere smaltite con dei procedimenti chimici o elettrici avanzati, che non sono ancora stati adottati da molti paesi nel mondo, i quali ancora esitano a coordinarsi tra loro e a prendere delle decisioni incisive in materia. Si stima che, entro il 2050, 78 milioni di tonnellate di pannelli solari smetteranno di funzionare, ed il pianeta genererà 6 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici solari all’anno. La situazione attuale, che consta di poche aziende a livello internazionale specializzate nel recupero di questi materiali (che consentono un riciclo modesto di volumi all’ora), si rivela dunque insostenibile se non vi sarà un cambiamento radicale. Come gli altri rifiuti che appartengono all’e-waste (spazzatura elettronica), anche i pannelli solari andranno ad aggiungersi alle insormontabili discariche di questi prodotti che vengono esportati e scaricati nei paesi più poveri, creando malattie e disagi sociali.

Un’altra forma di energia “green” è rappresentata dall’idroelettrico, che, per quanto fonte rinnovabile, crea spesso degli impatti ambientali e dei problemi per le popolazioni locali non indifferenti, soprattutto quanto si parla di importanti progetti come mega-dighe. È questo il caso della centrale idroelettrica prevista in Indonesia nella zona di Tapanuli (isola di Sumatra), che con un investimento estero di 1,6 miliardi di dollari prevede di funzionare con una potenza di 510MW. Il progetto fa parte del cosiddetto “Belt and Road”, un insieme di 7000 mega-opere infrastrutturali da costruire in tutto il mondo, finanziato da diverse società cinesi.

La costruzione dell’impianto di Tapanuli mette a serio rischio d’estinzione l’autoctona specie di oranghi (appena scoperta nel 2017), la tigre di Sumatra ed il pangolino di Sunda. Inoltre, la vita verrà resa impossibile per le popolazioni indigene che vivono in quella zona, a causa dei continui ed improvvisi allagamenti previsti dal progetto.

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