RICONOSCIMENTO EMOTIVO e CARCERI DIGITALI

RICONOSCIMENTO EMOTIVO

Attraverso due puntate e due dirette cerchiamo di approfondire l’implementazione della tecnologia del riconoscimento emotivo. Tra snake oil e investimenti milionari: alcuni studi ne smentiscono le potenzialità, ma i mercati ci credono e prevedono volumi di affari superiori rispetto a quelli del riconoscimento facciale.

 

Nella prima diretta, in compagnia di Lorenza Saettone, partendo da alcune riflessioni sulla sorveglianza biometrica, lo sguardo si focalizzerà sull’applicazione del riconoscimento emotivo in ambito didattico e sulle potenziali conseguenze antropologiche generate dal contatto con una tecnologia che pretende di sorvegliare il mondo interno degli individui.

 

Nella seconda diretta, Ludovica Jona racconterà la sua esperienza di contatto con iBorderCtrl: una sperimentazione finanziata dal programma Horizon 2020, che ha sondato le potenziali applicazioni del riconoscimento emotivo – nella sua declinazione di “segnalatore di bugie” – alle frontiere della Fortezza Europa.

 

 

CARCERE DIGITALE: LA SPERIMENTAZIONE CON I MIGRANTI NEGLI USA

L’agenzia federale ICE, investita dalle polemiche per i maltrattamenti sulle persone detenute nei suoi centri e per la separazione di bambini e bambine migranti dai loro genitori, ha optato negli ultimi anni per nuove forme di controllo dei corpi su cui esercita il suo potere: con le tecnologie di geoposizionamento e la sorveglianza biometrica, il carcere può progressivamente abbandonare la sua dimensione architettonica. A fornire ad ICE l’applicazione SmartLink per la sorveglianza a distanza dei post-detenuti è proprio GEO Group, la multinazionale della carcerazione privata che parallelamente contrinua a gestire i lager per migranti.

 

///// Parole chiave: riconoscimento emotivo, emotion recognition, sorveglianza biometrica, carceri private, ICE, iBorderCtrl




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