Stato biometrico, Stato dei varchi_20.01.25
Happy Hour
Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.
Puntata_uno
Se il rapporto essere umano-Capitale appare oggi come rapporto sociale preponderante, con il cieco e inarrestabile incedere della Tecnica, in Europa alcune tra le più recenti forme di conflittualità contro l’ordine costituito si sono manifestate nella forma di un rifiuto ad aderire “docilmente” all’essere ridotti a “fondo”, risorsa sacrificabile per alimentare il progresso tecno-capitalista, il cui fondamento fatto di guerra costante, saccheggio e annientamento è pienamente svelato anche nel “cuore della civiltà”.
La non-sottomissione, l’indisponibilità all’obbedienza da parte delle masse sempre più “eccedenti” anche a queste latitudini, si inserisce in un contesto sociale frantumato e foriero di disorganizzazione, a cui lo Stato-rete risponde in maniera autoritaria e autoritativa, in modo del tutto trasversale alle sue tassonomie di governo formali. A trasformarsi è la stessa infrastruttura della cittadinanza, intesa come dispositivo di governo fondamentale del rapporto tra Stato e popolazione interna. Si assiste oggi al passaggio da una logica classificatoria e verbale propria della burocrazia documentale, a una logica matematica e numerica astratta, de-linguistica. Senza alcuna romanticizzazione dello Stato documentario, per cui la leggibilità dei cittadini e la loro astrazione statistica è stata funzionale all’implementazione di politiche che spaziano dall’igienismo, alla tassazione, all’annientamento razziale, al reclutamento militare di massa, l’avvento dello Stato biometrico è foriero di complesse implicazioni rispetto allo statuto dell’umano “governato” – c’è chi si è spinto fino a teorizzarne l’intrinseca e ineludibile portata de-soggettivante -, ma più prosaicamente certamente tale per cui il controllo, la sorveglianza e la punizione/eliminazione diventano automatizzati e più complessi da aggirare e trasgredire.
00.00 – l’individuazione: il cittadino “messo al bando”
01.20 – il diffondersi in Europa della logica della de-soggettivazione sulla scena dell’identificazione?
04.25 – la genealogia poliziesca e imperiale dello Stato biometrico, tra prigioni europee e colonie ottocentesche
15.06 – il fondamento de-linguistico del dispositivo biometrico, una “verità” inscritta nel corpo, in Europa storicamente atto a sorvegliare la mobilità del “delinquente”, dello “straniero” e dell’alieno interno per eccellenza, il “rom”
21.19 – le aporie interne all’identificazione biometrica, l’assenza di “veridizione” e l’attualità delle pratiche sociali di falsificazione
24.50 – non solo sorveglianza: la biometria come strumento del capitalismo digitale che veste gli abiti di “sviluppo” e “democrazia” nel Sud globale, il sistema “Aadhaar” in India, il ruolo della Banca Mondiale (ID4D) in Africa
35.06 – la “fine del lavoro” dove il lavoro formale non c’è mai stato: gli schemi di reddito minimo biometrici “contro la povertà” in Costa d’Avorio come forma di governo contro-insurrezionale delle masse eccedenti, lo Stato post-sociale
41.37 – la centralizzazione degli archivi, la collaborazione tra agenzie governative e aziende multinazionali, le pratiche di identificazione biometrica “informali”: un indebolimento dello Stato?
46.06 – l’identità civile biometrica indistinguibile da un dispositivo di sorveglianza
L’interoperabilità tra piattaforme di governo biometrico e governo algoritmico sta alla base del funzionamento del capitalismo cibernetico contemporaneo, trovando applicazioni diversificate e flessibili a seconda degli scopi, dal “portafoglio digitale” sperimentato con la retorica dello “snellimento” della burocrazia statale, ai registri digitali “Gosuslugi” e “Oberih” per la mobilitazione coatta alla guerra in Russia e Ucraina, che in modo automatizzato costringono a una condizione di semi-legalità il cittadino renitente. Le cd. “smart cities” sono un terreno di sperimentazione per eccellenza del concetto di interoperabilità, funzionale a quello “Stato dei varchi” brutalmente in essere a Gaza e in Cisgiordania e che si sta strutturando anche qui.
Torniamo sul caso di Venezia, tra Smart Control Room, ticket di accesso, varchi nella Stazione dei treni, ma anche partecipazione passiva e attiva dei cittadini alle piattaforme che svolgono una simultanea funzione di organizzazione e sorveglianza sociale.
In collegamento telefonico un compagno del Collettivo Sumud di Venezia, autore dell’opuscolo “Un organo che tutto controlla, un controllo che tutto organizza“: