UK: pena e AI – Clearview e diffusione sorveglianza – Francia: attacchi e carceri in rivolta
Estratti dalla puntata del 28 aprile 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia
UK: LA PENA NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Il Ministero della Giustizia britannico utilizza tecniche di intelligenza artificiale per “prevedere” il rischio di recidiva di migliaia di detenuti e di persone in libertà vigilata.
Continuiamo a esplorare i sistemi decisionali (o di ausilio alla decisionalità) basati su intelligenza artificiale che il Regno Unito sta normalizzando all’interno del suo apparato repressivo e sanzionatorio.
Nella scorsa puntata ci eravamo concentrati su un programma per la predizione della predisposizione alla commissione di omicidi e su un progetto di colonizzazione cognitiva dei dipartimenti di polizia, oggi – sempre grazie al prezioso contributo di Statewatch.org – analizzeremo il sistema OAsys.
CLEARVIEW AI E LA DIFFUSIONE DEL RICONOSCIMENTO FACCIALE
Torniamo a parlare di Clearview AI, dal suo approccio operativo al suo background politico, grazie al contributo di Laura Carrer e di una sua recente inchiesta pubblicata su Irpimedia.
Nella prima fase del suo utilizzo in ambito sorvegliante e repressivo, il riconoscimento facciale era una funzione operata all’interno di sistemi “chiusi”, localizzati all’interno di reti informatiche di singole agenzie o apparati di polizia.
Parallelamente alla spinta verso l’interoperabilità e alla costituzione di database condivisi, come promosso da Europol, a trasformare lo scenario ci ha pensato il mercato con l’ingresso in scena di servizi di riconoscimento biometrico online come Clearview AI e PimEyes.
FRANCIA: RIVOLTE E ATTACCHI ALLE CARCERI
I recenti ammutinamenti avvenuti in diverse carceri francesi sono stati accompagnati da attacchi contro veicoli e abitazioni di agenti, nonché da colpi sparati contro edifici dell’amministrazione penitenziaria.
Il Ministro degli Interni francese cerca di appiattire gli eventi delle ultime settimane a una reazione della criminalità organizzata nei confronti della sua “guerra al narcotraffico”, ma la conflittualità dilagante contro il carcere sembra avere una connotazione più articolata e politica, come dimostra la comparsa della sigla DDPF (Défense des droits des Prisonniers français) e di una sua rivendicazione su Telegram.
Grazie al contributo di una compagna cerchiamo di osservare la complessità dello scenario, arrivando ad affrontare anche le recenti traiettorie intraprese dall’apparato repressivo francese, tra la sorveglianza delle comunicazioni e il mutuo scambio di pratiche con quello italiano (41bis e squadre Eris).