IL MASCHIO DI SINISTRA – LA PERLA DI LABUAN 28/12/2018
Riccardo
“Un militante, appena entrato in crisi con la sua compagna diventata femminista, non é più riuscito a costruire un altro rapporto con nessun’altra, e ha cominciato ad andare a puttane”. Dopo il 68 migliaia di giovani donne entrano con entusiasmo nelle organizzazioni rivoluzionarie, anche per sfuggire alla condizione di “angeli del focolare” delle loro madri e nonne, ma scoprono di essere solo diventate “angeli del ciclostile”, cominciano a riunirsi tra loro e nasce il neo-femminismo o femminismo radicale. Ripercorriamo uno dei lati oscuri degli anni 70, come gli uomini “di sinistra” vissero la novità per loro incomprensibile e insopportabile, quando davvero il privato divenne politico. “Un compagno molto bravo diceva che l’omosessualità femminile (rigoroso termine scientifico) non era un trauma, bisognava superare certi pregiudizi moralistici. Fino al giorno in cui la sua compagna gli raccontò che aveva fatto l’amore con un’altra. Allora la terminologia scientifica ha lasciato il posto a ‘lesbicacce!” E’ la doppia militanza, compagne di diverse organizzazioni si trovano tra loro con ragazze di nessuna organizzazione e con le femministe storiche della generazione precedente. Nel luglio 1972 Lotta Femminista organizza un’assemblea all’Università di Roma. I militanti interrompono, provocano e lanciano preservativi pieni d’acqua. Nel 1973 c’é un’altra assemblea a Roma con Juliet Mitchell (teorica del neo-femminismo americano). I militanti entrano di forza urlando, volano insulti e ceffoni. “Alessandra vuole parlare del suo stare male, del suo sentirsi sola. Ma se sta male non può più consolare me, come dovrebbe fare!” Il peggio arriva il 6 dicembre 1975. Un grande corteo di donne sfila a Roma per l’aborto gratuito e assistito, il servizio d’ordine dei militanti é invitato a stare fuori, allora carica violentemente e spezza il corteo. Finisce la doppia militanza, le donne escono in massa e il femminismo va per la sua strada, si rompono coppie cementate da anni di vita e militanza comune. Nel 1976 il movimento femminista rifiuta di dare l’indicazione di votare Democrazia Proletaria e si limita al più generico “voto a sinistra”. “Dicono dicono, ma poi hanno occhi solo per quelli belli e paraculi, che parlano bene all’assemblea o suonano bene la chitarra!” Buon ascolto.
Marco Lombardo Radice (a cura di) “L’ultimo uomo – Quattro confessioni-riflessioni sulla crisi dell ruolo maschile” Savelli, Roma 1977;
Diego Giachetti “Nessuno ci può giudicare – Gli anni della rivolta al femminile” DeriveApprodi, Roma 2005.
Le vignette qui sopra sono della francese Claire Brétecher e dell’italiano Renato Calligaro.