Anarres del 17 maggio. Fortezza Europa: muri più alti. Repressione in Grecia. Dall’ordine americano al grande caos: scenari di guerra globale…

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ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
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La Fortezza Europa: muri più alti

Il nuovo accordo sulle migrazioni, dopo mesi di trattative e l’opposizione di Polonia e Ungheria, è arrivato in porto.
Il vecchio trattato di Dublino va in soffitta sostituito da norme ancora più restrittive di quelle precedenti.
In sintesi, il patto prevede norme sull’accoglienza più severe soprattutto per le persone migranti che arrivano in Europa dai paesi considerati “sicuri”: sono le persone che già oggi hanno meno possibilità che la loro richiesta di protezione internazionale sia approvata. Con il nuovo patto sarà ancora più facile espellerle. La nozione di paese “sicuro” è il grimaldello che viene usato per scardinare definitivamente la cassaforte in cui sarebbero custoditi i cosiddetti “diritti universali”. L’universale torna a restringersi senza essere mai stato realmente tale.
Il Nuovo Patto si basa su dieci leggi. C’è una modifica radicale nei percorsi di richiesta di asilo. Ne sono possibili solo due: la procedura tradizionale, che di solito richiede diversi mesi per essere completata, o una procedura accelerata che avviene alla frontiera e che dovrebbe durare al massimo 12 settimane, durante le quali le persone migranti saranno trattenuti in strutture apposite.
I richiedenti asilo non possono scegliere quale dei due percorsi seguire, ma vengono divisi in base al loro profilo, stilato attraverso un nuovo e uniforme regolamento di screening. Questo regolamento esclude l’esame delle singole posizioni, perché prevede che questa “procedura di frontiera” venga usata principalmente per i richiedenti asilo considerati un “pericolo” per i paesi dell’Unione, per coloro che provengono dai paesi considerati “sicuri” e per chi proviene da paesi che, anche per altri motivi, hanno un tasso molto basso (sotto il 20 per cento) di domande d’asilo accolte.
Se la loro richiesta verrà rifiutata, come è molto probabile in questi casi, i migranti dovranno essere espulsi verso il loro paese d’origine o un cosiddetto “paese terzo”, fra cui ci sono anche quelli da cui spesso partono per raggiungere i paesi europei: Tunisia, Libia, Turchia.
I paesi dell’UE hanno due anni per recepire nella loro legislazione le nuove norme UE.
Un nuovo capitolo della guerra ai migranti è stato scritto.
Ne abbiamo parlato con Raffaele

Grecia. Prigione amministrativa ed espulsione per chi lotta
In questi anni tanti europei si sono trasferiti ad Atene per vivere, studiare, lavorare. Alcuni di loro partecipano attivamente alle lotte politiche e sociali del paese.
Dopo lo sgombero delle università occupate per cercare di porre un freno all’invasione di Rafah, una settantina di attivisti sono stati fermati e portati in questura. Tutti gli occupanti sono stati denunciati a piede libero. I greci sono stati tutti rilasciati, 9 compagn* di varie nazionalità europee sono stati rinchiusi in un centro di detenzione per stranieri a 50 chilometri da Atene. Hanno cinque giorni per fare ricorso prima di essere espulsi.
Nei loro confronti è stata applicata una misura di carattere amministrativo, in base ad una generica rilevazione di “pericolosità sociale”.
Da qualche tempo, la detenzione amministrativa e l’espulsione degli indesiderabili, non è solo applicata ai non europei, ma si estende anche ai cittadini dell’UE.
Esempi simili si sono registrati di recente in Francia. In Italia nel mirino sono finiti rom con cittadinanza rumena.
L’esclusione dai diritti universali riservati ai “cittadini” progressivamente si sta estendendo anche a chi ha le “carte in regola” per muoversi e risiedere in Europa.
Da decenni assistiamo all’estensione del concetto di nemico, che non è solo il soldato che indossa la divisa di un altro paese, ma è il civile straniero privo di permessi, e, passo dopo passo, anche il cittadino europeo, che si batte contro le regole di un mondo diviso in sommersi e salvati.

Dall’ordine americano al grande caos
Scenari di guerra globale: dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan all’Armenia, dal mar Rosso a Taiwan
Il prossimo venerdì ci sarà un incontro sugli scenari di guerra globale che rischiano di deflagrare in un conflitto dalle conseguenze devastanti.
Ad introdurre l’incontro del 24 maggio ci sarà
Stefano Capello, che con cui abbiamo anticipato alcuni dei temi che affronteremo.

Appuntamenti:

Dall’ordine americano al grande caos
Scenari di guerra globale: dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan all’Armenia, dal mar Rosso a Taiwan
Venerdì 24 maggio
ore 21
corso Palermo 46
incontro con Stefano Capello

Guerre di portata planetaria ci stanno portando sull’orlo della terza guerra mondiale. La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.
L’Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.
La crisi mondiale, le pericolose convulsioni dell’impero statunitense e della Russia in un pianeta multipolare, le aspirazioni imperialiste concorrenti di potenze regionali come la Turchia, il grande saccheggio dell’Africa, l’imporsi inarrestabile della Cina rendono la china verso il peggio sempre più scivolosa.
L’intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.
Non solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. Di fronte all’escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.
Non per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.
Guerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.
Comprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionalist
e di opposizione alla guerra.

In occasione della serata verrà fatta una raccolta fondi per sostenere gli anarchici sudanesi. In un anno di guerra civile quest* compagn*, oppositor* del passato regime e dei due signori della guerra che si contendono il paese, hanno attuato numerose iniziative di lotta e di solidarietà con la popolazione stremata dalla guerra. Oggi stanno subendo una durissima repressione. Alcuni sono stati arrestat* e torturat*. La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.

Senzapatria
Sabato 1 e domenica 2 giugno
Giornate di lotta al militarismo
Contro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Con i disertori di tutte le guerre!

Sabato 1 giugno
Via i militari dalle strade!
ore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia (se piove in piazza Crispi)
Distro, interventi, musica, giri per il quartiere militarizzato.
Alba e Carenza 503 nel canzoniere antimilitarista, la Clown Army pattuglierà l’area per l’intera giornata.


Domenica 2 giugno
Antimilitaristi per i
quartieri di Torino
Smilitarizziamo la città!

Ogni martedì fai un salto da
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
dalle 1
8 alle 20 in corso Palermo 46

Contatti:

Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20

Contatti:
fai_torino@autistici.org
@
senzafrontiere.to/
https://t.me/SenzaFrontiere

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