CARCERE: REPARTO G.I.O. PER SOMMINISTRARE VIOLENZA – CPR E REPRESSIONE DISSENSO IN GRECIA – RICONOSCIMENTO FACCIALE
Estratti dalla puntata del 27 maggio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia
GIO: LE SQUADRE PER LA SOMMINISTRAZIONE FORMALE DI VIOLENZA IN CARCERE
Con decreto ministeriale del 14 maggio 2024 viene introdotto un nuovo reparto all’interno dell’arsenale della Polizia Penitenziaria: il GIO – Gruppo di Intervento Operativo.
In un contesto storico di sostanziale pacificazione delle carceri, in cui le inchieste per torture superano quelle per rivolta, mentre continuano a emergere episodi agghiaccianti di abusi e sevizie a carico di persone detenute, il governo Meloni inaugura una milizia deputata alla somministrazione del massimo grado di violenza.
Il GIO è un reparto nato su impulso del “ghost ministro della giustizia” Del Mastro, il quale dichiarava apertamente di essersi basato sulle squadre ERIS della polizia penitenziaria francese.
In questo approfondimento cercheremo di analizzare il contesto storico in cui viene inaugurato il GIO, cosa ci si possa aspettare in base all’operato del reparto francese preso a modello, cosa significhi questo incremento del potenziale violento e letale nell’arsenale della Polizia Penitenziaria.
Aggiornamento: il reparto GIO è stato inaugurato sul campo per reprimere la rivolta verificatasi nel carcere minorile Beccaria di Milano il 29 maggio 2024 in seguito a una perquisizione nei confronti di un giovane recluso; la struttura era balzata all’attenzione della cronaca – poche settimane prima – per le torture sistematiche e le violenze strutturali contro i ragazzi detenuti.
DETENZIONE AMMINISTRATIVA E REPRESSIONE POLITICA IN GRECIA
La cattura di persone con cittadinanza europea in seguito alla loro partecipazione alle mobilitazioni universitarie contro il genocidio in Palestina e il conseguente imprigionamento di queste/i compagne/i in un centro di detenzione per migranti greco, segnalano l’estensione dell’elasticità e dell’agilità applicativa che ha sempre contraddistinto l’apparato della repressione amministrativa: meno verifiche, meno lungaggini, meno liturgie giuridiche.
Un apparato che stabilisce la sua eccezionalità costitutiva (il poter sanzionare al di fuori della giustizia penale) sulla vulnerabilità strutturale dei segmenti di popolazione che deve disciplinare o rimuovere: una “deportation class”, una classe di persone suscettibili di deportazione, generata e segmentata da un dispositivo tassonomico a geometria variabile e arbitrariamente funzionale agli imperativi del capitalismo e della repressione.
Leggiamo il comunicato di indizione dello sciopero della fame messo in atto da Léa Courtois Dakpa, una delle nove persone europee arrestate il 15 maggio 2024 nel corso di questo attacco repressivo mosso dallo stato greco contro le mobilitazioni a sostegno della popolazione di Gaza.
Ricordiamo in oltre, a ribadire la centralità di queste strutture nella logistica della War on Migrants, che una sessantina di persone con cittadinanza egiziana sta portando avanti uno sciopero della fame nello stesso centro detentivo.
Aggiornamento: apprendiamo che altre/i compagne/i detenuti nel corso di questa operazione repressiva sono stati rilasciati, mentre Lea resta ad oggi reclusa nel CPR di Amygdaleza.
RICONOSCIMENTO FACCIALE
Piccola rassegna di notizie sull’evoluzione dei programmi di riconoscimento facciale in giro per il mondo, da Hong Kong al Sud Africa (con la sua nuova funzione di architettura sorvegliante per l’apartheid di classe), fino al Bahrein, dove i desideri dei funzionari repressivi si ispirano alla fantascienza televisiva di Person of Interest (senza coglierne la vena distopica):