Macerie su Macerie – PODCAST 10/03/25 – Corrispondenze ateniesi: la Grecia come modello

Si incendiano nuovamente le piazze delle città elleniche, in special modo quelle della capitale.

La miccia di questa nuova vampata, la più grossa degli ultimi anni, è stata accesa per il disastro di Tempe, avvenuto il 28 febbraio 2023 sulla linea Atene-Salonicco. Lo sguardo distante non riesce a cogliere tutti i piani che continuano ad alimentare la protesta dopo più di due anni: si tratta del più grosso incidente ferroviario in Grecia, ma esso per la popolazione rappresenta più di un evento, è il sunto tragico della guerra spudorata che da oltre quindici anni viene giocata sulla pelle della popolazione.

Oggi la Grecia viene raccontata nei giornali finanziari come un modello di uscita dalla crisi economica, come il completamento dei cicli di “austerity” che hanno dato nuova linfa a un corpo non più funzionante. “Da pecora nera a studente modello”, scrive infatti qualche screanzato prezzelato, riportando i dati dello spread tra i più bassi dell’Eurozona. Quando nel 2009 emerse che i conti amministrativi dello Stato erano stati falsificati, con un rapporto deficit/PIL che superava di gran lunga quello dichiarato, nonostante questo fosse ben noto da sempre e funzionale all’ingresso nell’Euro, la Commissione Europea in combutta con il Fondo Monetario Internazionale e la BCE imposero un programma di salvataggio. In cambio di lauti prestiti per non far fallire lo Stato, il piano prevedeva una riduzione massiccia della spesa pubblica, un eufemismo che nascondeva un ricatto. L’obbligo a severe misure di austerità economica hanno reso in Europa il popolo greco il più ricattabile dal punto di vista lavorativo, il peggio rettribuito, senza più l’ombra di alcun servizio sociale. Ora che il ciclo si è compiuto, “con successo”, si può confermare quello che le rivolte greche del decennio scorso hanno sempre suggerito, che si trattava di un atto di guerra vero e proprio teso all’accapparamento, a un nuovo ciclo di colonizzazione economica, simile a quello che è accaduto in Argentina nel 2002 – non dissimile da quello che accadrà nei prossimi anni con la ricostruzione in Ucraina, aggiungiamo noi. E così è svelato il significato di questo modello positivo che viene oggigiorno narrato: i capitali stranieri hanno acquisito a poco costo le società fallimentari del paese, sfruttato la manodopera senza più limiti normativi, trasformato le coste in pied-à-terre per occidentali più danarosi.

L’incidente ferroviario di Tempe si inserisce in questo lungo e complesso solco di eventi, soprattutto perché la società ellenica dei treni è stata acquisita al 100% da Ferrovie dello Stato italiane nel 2017.

A Macerie su Macerie ne parliamo con un compagno che vive ad Atene:

 




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