Taz a La Cassa(To): rappresentare la forza dell’ordine_pillolediHappyHour
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A poche ore dalla promulgazione del decreto legge firmato da Mattarella, che recupera, attraverso un giro di vite legislativo, il contenuto del ddl 1660, l’apparato securitario dello Stato in guerra dispiega sfacciatamente la sua violenza contro i refrattari all’intruppamento generale e quindi nemici interni, siano questi incarnati da* manifestant* contro le politiche di riarmo europeo e solidali con la resistenza di Gaza, oppure da* partecipant* alla nuova stagione dei free party, una socialità non in linea con logiche del mercato e dell’ordine pubblico. In entrambi i casi la mano armata dello Stato si è espressa con cariche a freddo, non soltanto con l’intento contingente di intimidire e dissuadere espressioni disallineate nello spazio pubblico, che è sempre spazio della polizia, ma anche di alimentare un preciso immaginario dei rapporti di forza che questo nuovo decreto legge consolida.
Mentre a Torino le fabbriche riconvertono la produzione per il riarmo dell’Europa, la taz Mutazioni per qualche ora ha riconvertito in festa autogestita l’uso degli spazi abbandonati della fabbrica Kemia Tau. Le persone che, uscendo in corteo-carovana, hanno rifiutato il ricatto della Digos – consegnare organizzator* e sound in cambio del lasciapassare senza ripercussioni fisiche o legali; ricatto in cui trova posto non soltanto la consueta scriminatura tra buon gregge e cattivi pastori, ma anche la richiesta di un’offerta sacrificale in cambio della propria incolumità – sono state attaccate dalla celere. Una prima carica ha cercato di cacciare il corteo verso un fosso, poi, data la compattezza de* presenti, i reparti di Polizia e Carabinieri si sono accaniti sfondando a colpi di manganello i finestrini delle macchine che si muovevano a passo d’uomo, bucandone le ruote e inseguendo alcune persone a piedi in mezzo ai boschi.
L’apparato repressivo non determina violenze disorganiche e non è certo questo il caso; la violenza poliziesca è sempre violenza di muta, di spirito di corpo, per sua natura tendente ad eccedere se stessa fino all’annientamento del nemico, cioè all’eliminazione del suo limite costitutivo. Se un qualche contegno sopraggiunge esso è conseguenza dei rapporti di forza guadagnati o delle contingenze del momento. Se il cardine del DL sicurezza è l’estensione quantitativa e qualitativa della categoria del nemico, il suo precipitato materiale è la violenza – e innanzitutto la sua rappresentazione – che su questo nemico si deve scagliare, sotto il mantello sempre più protettivo del Leviatano. In questo senso il DL va letto, anche, come un mandato di scatenamento della violenza di Stato.
Quanto accaduto a La Cassa, così come al corteo contro la guerra a Milano, non è la momentanea eccitazione poliziesca per l’endorsement dell’apparato politico, di per sé trasversalmente pronto a proteggere e recuperare la violenza degli esecutori materiali del suo governo. Si tratta piuttosto di rappresentare la forza dell’ordine in un contesto di crescente disorganizzazione sociale, contro chiunque minacci – anche con la propria mera esistenza o per le proprie idee e, evidentemente, a basse soglie di conflittualità reale – di inceppare la mobilitazione bellica generale.
Ne parliamo in questa pillola di Happy Hour del 14.04.24: