America del Sud tra crisi economica e ribellioni popolari

Le recenti vittorie elettorali della destra in Venezuela e Argentina sono indice del fatto che l’America del Sud sta attraversando un periodo critico e di pericoloso ritorno in auge del neoliberismo. Questo fenomeno in Brasile è rappresentato da una grave crisi economica e da una serie di attacchi politici che scuotono Dilma Rousseff e il Partido dos Trabajadores (PT), che dopo 13 anni vede seriamente a rischio il proprio governo. Nel paese si susseguono i cortei contro il carovita e i tagli ai servizi sociali (nella foto scontri a San Paolo lo scorso 9 gennaio).

Su questi e altri temi Radio Borroka ha avuto un’approfondita conversazione in studio con Manfredo, compagno che sta realizzando una ricerca in un quilombo (comunità di afrodiscendenti) della regione di Bahia, ma in questo periodo è a Torino e come già altre volte è venuto a trovarci.

L’intervista è incentrata sull’analisi dei limiti del centrosinistra sudamericano, che a parte il caso dell’Uruguay di Mujica non ha osato trasformare per davvero dal basso la società, limitandosi a replicare il modello di sviluppo occidentale, con qualche correzione sì ma non sostanziale. In Brasile la gran parte della ricchezza e della terra rimangono in mano a poche famiglie di fazenderos e alle grandi imprese multinanzionali.

Quello che è maturato positivamente durante l’epoca del governo PT, rispetto al precedente decennio post-dittatura, è una maggiore fiducia nei propri mezzi e protagonismo da parte delle classi subalterne. Come le cronache quotidiane raccontano, dalle comunità quilombola alle campagne dei Sem terra ai movimenti salariali nelle città la gente non è più sottomessa ed è disposta a rischiare pur di non vivere più come schiavi. Questa è una base importante per ogni possibilità futura di trasformazione sociale.

Ascolta la conversazione di Manfredo all’interno di Radio Borroka:

Unknown

 

 




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