Cile e Argentina… democrature e movimenti andini a confronto (N° 1)
Susi
Per il primo appuntamento dopo il lancio del numero zero dei Bastioni ci siamo serviti dei movimenti esplosi nei paesi andini per esemplificare cosa intendiamo per Questioni internazionali di cui questa rubrica affronta aspetti che genericamente sarebbero definiti “geopolitici”. Il 25 ottobre si terrà il plebiscito che chiedere di mandare finalmente in soffitta la Costituzione voluta da Pinochet e che ha obbligato la nazione cilena a sopportare la più vieta forma di neoliberismo, a tutti i livelli e in ogni ganglio della società. Abbiamo parlato il 19 ottobre con Susi dapprima di questa occasione e dei compromessi che nasconde, ma anche del livello di discussione e degli appuntamenti in piazza, il tipo di rappresentatività della Costituente che potrebbe scaturire dal plebiscito. Ma soprattutto dell’assenza di una o più teste alla guida di questo Movimiento puntiforme di assemblee autoconvocate e con interessi diversi che si riconosce con il tipico spirito cileno nel Perro Matapacos. I protagonisti poi sono la vera novità e rappresentano la freschezza che fa la differenza con il mondo ingessato dalla mummia pinochettiana: movimenti per l’acqua, settori sindacali portuali già perno della rivolta di un anno esatto fa, e soprattutto i giovani studenti da cui sorge questo nuovo processo di emancipazione.
Susi conosce molto bene la situazione cilena, ma abita a Buenos Aires (che ospita un quarto della popolazione argentina) e così diventa naturale passare le Ande, per andare a confrontare le due realtà, a partire dalle questioni ambientali, che per entrambe le realtà sono centrali. Così abbiamo dapprima affrontato il problema degli incendi sparsi in tutto il territorio nazionale, che ci ha ovviamente portato a parlare dela colonizzazione agricola e degli allevamenti che stanno dietro agli incendi. E poi abbiamo affrontato l’argomento abitativo: la gentrificazione e la crisi immobiliare, gli affitti dollarizati, l’occupazione di interi quartieri a causa della crisi del Covid che ha inciso sulla economia informale; ed è questo che ci consente di passare alle questioni di genere, per le differenze tra componenti della famiglia ad affrontare il meccanismo di debito scateanto dalla pandemia: sfratti, sussidi, cooperative, fabbriche autogestite fanno da sfondo del ragionamento che illustra l’affresco urbano. Susi ci ha fatto anche un quadro delle diverse sfumature del Frente de Todos messo in piedi dal presidente della sinistra peronista, a partire dal braccio di ferro attorno alla occupazione di Guernica.
Da ultimo Susi ha individuato il movimento femminista come tratto di unione tra la realtà cilena e quella argentina, dove per il resto sono più le differenze che non le contiguità, anche per le enormi differenze tra tessuti sociali, strutture e impostazioni dello stato, contesti economici.
Ecco la lunga chiacchierata nella sua interezza, mai noiosa (fidatevi):