Dal profondo: sul CPR di Trapani Milo

HARRAGA

La macchina del razzismo di Stato uccide. Lo fa nei CPR, nelle galere penali, tramite la violenza delle deportazioni, la manipolazione nascosta sotto il cosiddetto “rimpatrio volontario”, per mano della polizia di frontiera o tramite i pestaggi in strada e nelle caserme.
Mentre le salme di giovani uomini e donne tornano – morti – dall’Europa razzista: da dentro il CPR di Trapani Milo si urla a squarciagola che, in mezzo a quella guerra (interna) quotidiana, ci sono dei morti. Uno, forse due. Nel silenzio generale e nei meandri di una violenza sistemica e sistematica – scientificamente calcolata nella sua brutalità – non sta a noi contare i cadaveri accatastati tra i corridoi di un CPR o sul fondo sabbioso del mare.

A noi resta solo da dire che la macchina del razzismo uccide e che non si può star fermi a guardare lo svolgersi di questo spettacolo.

Ai microfoni di Harraga – trasmissione contro CPR e frontiere in onda su Radio Blackoutcogliamo l’occasione di una diretta con un compagno siciliano per tenerci aggiornati su ciò che succede dentro e fuori il CPR di Trapani Milo.
Nel farlo, emerge un’altra storia: quella di Rabi – giovane ragazzo tunisino ucciso dalla violenza della deportazione – morto suicida in carcere prima di essere trascinato coattamente dentro un aereo.
Le deportazioni avvengono dai CPR, dalle camere di sicurezza, dalle galere o possono darsi nella veloce brutalità burocratica di un giorno.

I CPR uccidono. Le galere uccidono. Le deportazioni uccidono. Affermarlo serve solo a ribadire l’ovvio: il nostro posto è al fianco di chi resiste, si ribella e si rivolta.

Sperando di vedere giorni di libertà e vendetta.

Ascolta qui la diretta:




Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST