Disgraceland – ci serve vivo a tutti i costi – speciale radiofonico Agosto n.1

gli ultimi dieci anni dell’agente segreto Pelvis tra barbiturici, colite, depressione e concerti da dimenticare
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Dicembre 1970. Il presidente Richard Nixon riceve una lettera scritta da un fanatico neo-maccartista che chiede di essere arruolato nell’FBI, per aiutare l’America a sconfiggere comunisti, hippie e Beatles. Quel fanatico dall’inglese stentato era il cantante più famoso di tutti i tempi, un uomo venerato come un dio che ormai schifava la sua faccia sputando quotidianamente sullo specchio. Si chiamava Elvis Aron Presley.

Se i primi 20 anni di carriera furono il clichè che accese il fuoco del mito, tra reinterpretazioni da milioni di copie di classici altrui e la venerazione feticista delle masse, gli ultimi 10, invece, furono tutta un’altra storia.
Braccato dalla notorietà, con la vista distrutta dal glaucoma causato dai fari dei palcoscenici, l’elvis presley che si affaccia al mondo nel quinquennio dixoniano è un morto tenuto in vita da vizi bambineschi e contratti con impegni improrogabili.
Alla sua morte si dice pesasse 158 chili. Lo trovarono, così raccontano le cartelle dei medici legali, morto sul cesso, ucciso da un cocktail di stimolanti, calmanti, barbiturici e grasso nelle arterie. Dietro di sè lasciava un mausoleo pieno di vestiti da clown triste taglia XXL, eredi inconsolabili, una flotta di mercedes e una manciata di dischi allegri “da morire”.Ad Outsider Music tutti i retroscena e soprattutto una seria riconsiderazione di quel decennio da dimenticare, per lui e più in generale per l’America tutta.
solo su blackout 105.25 FM
l’unica banda libera di Torino
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