FIABE ITALIANE – LA PERLA DI LABUAN 5/2/2021
Riccardo
“C’era una volta un pescatore che non riusciva mai a pescare abbastanza per potere comprare la polenta per la sua famiglia.” (Venezia) Le fiabe tramandate oralmente sono lo strumento con cui il popolo dalla notte dei tempi affronta le eterne domande sulla vita e la morte, sul bene e il male. Poi sono arrivati gli scrittori che le hanno abbellite e rielaborate, e gli studiosi che le hanno classificate per tipi e per motivi. Ma non c’era mai stato un Perrault o un Grimm italiano. Finalmente negli anni 50 Italo Calvino (1923-1985) trascrive 200 fiabe e ci offre uno sguardo sull’anima antica, passionale e ironica delle diverse regioni. “Un contadino andava a segare il prato tutti i giorni, a mezzogiorno le sue tre figlie gli portavano da mangiare.” (Monferrato) Nel mondo delle fiabe tutto é possibile, ma quelle italiane hanno delle caratteristiche specifiche. Il re é un signorotto bonaccione con gli stessi problemi di tutti. “Un re aveva perso un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trovava.” (Mantova) Sia il contadino che il re devono faticare per maritare le tre figlie. La strega si chiama Masca in Piemonte e Mamma-Draga in Sicilia. Ogni motivo é buono per sfuggire alla fatica. “C’era un giovane che si chiamava Giuseppe Ciufolo, che quando non zappava suonava lo zufolo.” (Abruzzo) Il popolo va a messa tutte le domeniche ma non disdegna, uscito dalla chiesa, di riderci sopra. “Gesù disse agli Apostoli: Ragazzi, ora ci faremo una risata alle spalle di San Pietro.” (Palermo) Poi ci sono la Regina Marmotta, la serpe Pippina, la ragazza Colomba, la volpe Giovannuzza, la principessa Fanta-Ghirò. “Ora il libro é finito e ne sono fuori. Riuscirò a rimettere i piedi sulla terra?” Buon ascolto.