LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #1 – UN ORDINE DA RIDEFINIRE

La Fine della Fine della Storia

 

Chi ha seguito i nostri contributi nella passata stagione sa che da subito ci siamo rifiutati di interpretare la guerra russo-ucraina come un disastro causato semplicemente dagli appetiti imperiali della Russia o, per controparte, dal legittimo desiderio di autodeterminazione degli ucraini, capendo che la partita che si giocava era di tutt’altra portata e dunque, al netto di ogni considerazione su chi sia l’aggressore e chi l’aggredito – ben presto diventata la litania dei troppi idealisti che affollano i salotti della politica quanto quelli dell’informazione – era opportuno assumere uno sguardo più complesso.
L’ordine ereditato dalla Seconda Guerra Mondiale si è reso via via obsoleto e chiede di essere ridiscusso alla luce della crisi della leadership statunitense (suggellata dall’indecorosa fuga dall’Afghanistan) e il conseguente ricollocamento dei molti paesi del cosiddetto Sud Globale, che ridefiniscono se stessi, sempre in senso nazionalista e identitario, e le proprie alleanze. L’inasprirsi della guerra economica alla Cina o i diffusi e potenti scricchiolii africani (golpe che si susseguono da mesi e che interessano in particolare l’eredità coloniale francese) confermano ulteriormente che la guerra russo-ucraina appare come un tassello importante della definizione del nuovo ordine globale.

Abbiamo provato a fare un punto sulla guerra e qualche previsione sul futuro che ci attende con lo storico inviato di guerra, nonché capo redattore della redazione esteri de “La Stampa”, Domenico Quirico.

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L’uscita nelle sale americane ed europee del nuovo film di Christopher Nolan “Oppenheimer”, salutato da un notevole successo ai botteghini e nella critica, sembra uscire al momento giusto, in una fase di nuova instabilità internazionale in cui lo spettro dell’utilizzo bellico dell’armamentario nucleare ritorna prepotentemente nel novero del possibile. Il film ha certamente il merito di reimmergere lo spettatore odierno sul processo che portò alla fabbricazione prima e all’utilizzo poi delle armi nucleari sulla inerme popolazione civile giapponese, primo vero atto della Guerra fredda e di inaugurazione dell’era nucleare in cui tuttora viviamo.

Nella seconda parte della trasmissione abbiamo provato a sottolineare, con diversi spunti e sguardi, pregi e limiti del film. Se la storia raccontata da Nolan ha il merito della precisione documentaria con cui vengono narrate le tappe e le trame che portarono alla produzione a monte del micidiale ordigno, la Storia, coincidente perlopiù con gli effetti a valle del suo utilizzo, è appena accennata, con la macroscopica scomparsa delle vittime. Se è lecito obbiettare che non è questa la vicenda su cui Nolan vuole concentrarsi, e questo può ben essere legittimo, va comunque evidenziato come il dramma autentico del Progetto Manhattan non fu tanto il tardivo ripensamento morale di chi ne fu uno degli artefici principali, né tanto meno i regolamenti di conti interni alla triste parabola del maccartismo statunitense, ma l’apocalittica tempesta di fuoco vissuta dalle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki. Come dire che nella pellicola in questione manca un contro-campo cinematografico essenziale. A contraltare di questa vistosa mancanza va invece riconosciuta la riuscita rappresentazione narrativa del passaggio dalla vecchia Scienza artigianale europea di inizio Novecento alla mega-macchina Tecno-scientifica statunitense con la nascita di quello che poi divenne il complseso militare-universitario-industriale.
A partire dalle questioni cui il film accenna, segnaliamo alcuni testi di complemento utili a scoprire quel che nel film manca e a comprendere quello che, secondo noi, è stato l’effettivo significato storico, politico e filosofico del Progetto Manhattan.

Ascolta il podcast:

 

MATERIALI

Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, 1958 (oggi rieditato da PGreco, Gli apprendisti stregoni. Dilemmi e contraddizioni degli scienziati nucleari)

Jean-Marc Royer, Il mondo come progetto Manhattan. Dai laboratori nucleari alla guerra generalizzata alla vita, Mimesis, 2023

Ngofeen Mputubwele, “La sanguinosa storia che Oppenheimer non racconta”




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