CAYENNA – LA PERLA DI LABUAN 18/5/2018

“21 settembre 1928. Qui fa un caldo insopportabile. A Parigi forse é già autunno, con gli alberi nudi e le foglie che coprono i viali. Da quanto tempo sono qui? Mi sembra un’eternità.” Torniamo al fumetto argentino con “Cayenna” del 1978. Il personaggio narrante è Marcel, impiegato del ministero, timido e abitudinario, tutto casa e lavoro, che viene condannato per un omicidio che non ha commesso e si ritrova nell’inferno dei vivi, il famigerato bagno penale tra zanzare e belve umane, sia gli altri prigionieri che le guardie. “Gli occhi di quei cinque uomini mi scrutano. Nei loro sguardi la durezza di chi ha deciso di costruirsi il destino con le proprie mani.” La scrive Guillermo Saccomanno e la disegna Domingo Roberto Mandrafina. Il protagonista evade e apre il bar “Sweet Sodome” a Melbourne (Australia) che diventa rifugio di perdenti e fuggitivi, uomini e donne, ognuno con la sua storia. “Avevo lavorato sodo negli ultimi tempi. Prima in una fattoria, poi su su un cargo. Chissà perché ero voluto tornare a Melbourne. Forse il desiderio di rivedere una città. Forse…” Il bagno penale della Cayenna nella Guyana francese fu aperto nel 1852, sotto l’imperatore Napoleone III. Del complesso facevano parte le isole Diable, Royale et Saint-Joseph, che formavano l’arcipelago delle Isles de la Salut. Tra il 1854 e il 1867 morirono alla Cayenna 10.000 forzati. Chi aveva scontato una pena fino a otto anni non poteva rientrare in Francia per un periodo equivalente. Chi aveva scontato una pena superiore non poteva rientrarci mai più. Anno dopo anno gli ex forzati detti “bagnards” cominciarono ad affollare la Guyana e i dintorni. Nel 1938 il governo francese smise di inviare forzati, ma solo nel 1958 la Cayenna fu chiusa. Da allora Cayenna è diventato sinonimo di carcere duro, ogni paese e ogni epoca ha le sue Cayenne, Nel luglio 1977 in Italia furono inaugurati i carceri speciali, ma già prima in molti carceri esistevano e agivano le “squadrette” formate da guardie incuranti di riforma penitenziaria e assistenti sociali. La tortura ha diverse facce, aiutata anche dalla tecnologia. Nella sezione femminile di Voghera mobili e suppellettili erano inchiodati in modo che non si potesse spostare nulla, sotto il controllo delle telecamere 24 ore su 24. La detenuta andava  all’aria o al colloquio attraversando porte che si aprivano e si chiudevano elettronicamente, con un semaforo che le indicava quando avanzare e fermarsi. Il 9 luglio 1983 la manifestazione nazionale contro i carceri speciali a Voghera fu immediatamente caricata, con pestaggio generale. Cenni al “prison movie”, il cinema dello spazio ristretto dove le priorità della vita cambiano, tutti recitano per tutti e la libertà é un sogno, da “Il buco” a “Rivolta al blocco 11” a “Le ali della libertà.”. Buon ascolto.

Per chi vuole saperne di più:

“Cayenne italiane” 22 luglio 2017 in “Carmilla on line – Letteratura, immaginario e cultura d’opposizione”

Antonio Cassese “Umano disumano – Commissariati e prigioni nell’Europa di oggi” Laterza, Bari 1994;

Autori vari “Historietas – Storia, personaggi e percorsi del fumetto latino-americano” Mazzotta, Milano 1997




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