LA SPOSA IN NERO – LA PERLA DI LABUAN 17/1/2020

Riccardo

“Portava un ampio vestito nero a balze. Un evanescente velo nero  copriva i suoi capelli, così incredibilmente biondi da sembrare cosparsi di farina di granoturco.” Bliss cade da un terrazzo, Mitchell è avvelenato, Ferguson é trafitto da una freccia, Moran soffoca in un angusto ripostiglio, e ogni volta compare una donna che nessuno conosce. L’ispettore Lew Wanger é convinto che sia sempre la stessa, ma nessuno gli crede perchè la donna cambia sempre aspetto, sono diverse le armi e non c’è nessun rapporto tra le vittime, ed é costretto a indagare da solo. Il romanzo “La sposa in nero” del 1940 riflette già nel titolo l’universo interiore disperato dell’autore Cornell Woolrich. Nato nel 1903, dopo il divorzio dei genitori visse sempre con la madre in un alloggio di Harlem, tranne quando si sposò nel 1930. Ma il matrimonio durò solo tre mesi, poi tornò dalla madre fino alla morte di lei nel 1957, dopo di che cominciò a bere, smise di scrivere e non uscì quasi più di casa. Nulla cambiò con il successo e i riconoscimenti. Altre sue opere sono “Sipario nero” (1941) “L’alibi nero” (1942) “L’angelo nero” (1943) e “Appuntamento in nero” (1948). La sposa in nero persegue una vendetta che risale a molti anni prima, al giorno del suo matrimonio, di cui le vittime non conservano ricordo fino a quando non se la trovano davanti ed é troppo tardi. “Non riesco a vederla bene… sta andando via la luce? – Si sbaglia. La luce c’é ancora. E’ lei che se ne va.” Da “La sposa in nero” il regista Francois Truffaut realizzò nel 1968 l’omonimo film con Jeanne Moreau. Di Woolrich é anche “La finestra sul cortile” (1942) da cui Alfred Hitchcock realizzò nel 1954 l’omonimo film con James Stewart e Grace Kelly.  Solo nel suo alloggio di Harlem, sulla sedia a ruote, Woolrich morì nel 1968 lasciando incompiuta l’autobiografia. Buon ascolto.

 




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