Le società ingovernabili
Grillo assume – e deforma – i linguaggi, i temi, le aspirazioni dei movimenti. La spinta partecipativa, la sfiducia nei confronti del sistema politico, la consapevolezza che il sistema è irriformabile, la tensione verso una maggiore equità nella distribuzione delle risorse, l’attenzione per i temi ambientali sono all’origine del suo successo. Il Movimento 5 stelle ha saputo intercettare un malessere diffuso e dargli una forma politica, sebbene sia la brutta copia, la ghignante caricatura di un percorso di libertà. La mimesi dell’accesso alla facoltà decisionale tramite web, funziona. Ma occorre capovolgere la prospettiva. Grillo e i suoi non sono un argine al divampare di una rivolta sociale simile a quelle scoppiate in Grecia, Slovenia, Spagna, ma il mero surrogato di una rivolta che non c’è.
Da questa prospettiva diviene importante indagare il modificarsi degli ambiti sociali in cui siamo forzati a vivere come premessa ad un’agire che deve fare i conti con la rappresentazione sociale che si è dipanata dalle aporie della modernità, delle sue promesse non mantenute pure all’interno di un orizzonte sempre più chiuso.
La politica come strumento di controllo disciplinare delle società non riesce più ad esercitare la funzione che le era propria da Hobbes in poi. Le società sono sempre più ingovernabili, sia per fattori “interni” al loro sviluppo, sia per l’emergere di soggettività la cui forza dirompente non è riassumibile all’interno delle compatibilità proprie della mediazione politica in senso autoritario.
Alcune – come le megalopoli africane – sono cresciute a dismisura al punto che nessuno riesce a governare l’esistente.
Questo apre spazi di libertà per chi è interessato a praticare questa prospettiva, nella consapevolezza che solo la sperimentazione sociale e politica dal basso, può relegare nell’ambito del superfluo la politica come gestione autoritaria.
Ne abbiamo parlato con Salvo Vaccaro dell’Università di Palermo 2013 04 05 salvo vaccaro politica