Macerie su Macerie – 18 aprile 2018. Aurora’s colonization: l’inaugurazione della “Nuvola” Lavazza e lo Street Food di Porta Palazzo
Prima parte
La settimana scorsa è stata inaugurata la nuova sede dirigenziale della Lavazza. Con la protezione di un nutrito dispositivo poliziesco si è consumata la grande favola del capitalismo urbano sulla restituzione alla città di uno spazio di nuova vita. Il progetto che ha modificato l’area dell’ex centrale Enel nel quartiere di Aurora, a firma del milanese Cino Zucchi, ridefinisce la forma dell’isolato che si affaccia su Largo Brescia; un edificio di vetro nero – una nuvola poco promettente, senza ironia – il cui basamento forma una figura fluttuante in cui sono stati ricavati due giardini, uno verso via Bologna, l’altro, una più vasta corte interna, che ha un varco d’ingresso in via Parma. L’architetto sostiene che saranno due nuovi spazi pubblici aperti sulla città insieme a un passaggio attraversabile del piano terra dell’edificio.
Non volendo dare nessuna valenza positiva agli spazi pubblici, che sappiamo benissimo essere lo spazio dello Stato, ci interessa tuttavia vedere i cambiamenti di paradigma di questa concezione e sottolineare come i cortili di proprietà di un’azienda possano essere considerati tali. Progettisti e signori del Comune che hanno stipulato il patto per la riqualificazione attraverso La Nuvola fanno passare uno spazio all’aperto, legato a funzioni specifiche degli interessi aziendali e di riqualificazione di un pezzo di città, come fosse un semplice giardinetto rionale. La concezione di spazio pubblico intesa da Cino Zucchi si configura come un’area permeabile ma non sicuramente accessibile a tutti, non contrattabile nelle modalità del suo utilizzo e sotto il controllo delle forme anguste ricavate sotto allo sguardo di chi sta negli uffici e della sorveglianza vera e propria. Come reagirebbero delle guardie del posto all’ingresso in uno di questi giardini di un gruppetto di ragazzini palla al piede? Spingendoci ancor oltre con l’immaginazione, cosa farebbero se qualcuno decidesse di passare la notte dormendoci dentro?
Non ci vuole altrettanta fantasia per avere una risposta. Certi luoghi, di nuova edificazione o “rigenerati” che siano, sono elementi necessari alla costruzione di una forte tensione simbolica e figurativa delle nuove politiche urbane: legano e connettono fattori strategici della vita sociale in corrispondenza di “fratture”, cioè pezzi di città o quartieri critici in cui si devono ricompattare funzioni di produzione economica e aggregazione di persone che possano con i propri stili di vita (non solo quelli inerenti al consumo) promuoverli, trasformarli, cancellare il ricordo di come venivano vissuti precedentemente.
E così la retorica su quegli spazi aperti, se si tiene ben a mente come oggi è il quartiere di Aurora, non sono che la rappresentazione fisica di una minaccia, indiretta ma perfettamente esplicita: indiretta perché sono destinati a una popolazione diversa da quella che attualmente ancora vive in quartiere, esplicita perché sono l’ennesimo avviso che in questa zona si cercano nuovi abitanti e che quelli meno profittevoli non sono più desiderati. I senza reddito, o quelli che ce l’hanno basso, gli occupanti di case e chi si arrangia per campare, non sono coloro che corrispondono alle esigenze del mercato urbano in questa zona. Magari i diseredati saranno utili in piccoli numeri, come vuole il discorso del mix sociale, per lo svolgimento dei lavori di manutenzione o di cura, ma la maggior parte è già un’eccedenza di cui si stanno sbarazzando soprattutto attraverso l’aumento del costo della vita e nello specifico degli alloggi. Se si prova a cercar casa in affitto in questa lingua di città che a nord costeggia il centro, è quasi impossibile trovarla perché tutte le case vuote sono in vendita: tutti i piccoli proprietari vendono a prezzi stracciati e la flessione del costo di questa offerta porterà a breve a nuove proprietà in grado di permettersi una ristrutturazione generale dei palazzi oggi fatiscenti. Nei prossimi anni ciò segnerà una forte rivalutazione immobiliare e una deperiferizzazione del quartiere. I primi segnali di questo fenomeno si sono già dati e alcuni loft di fresca ristrutturazione sono stati venduti o vengono affittati a prezzi molto alti a giovani professionisti, molti legati alla Lavazza o al suo indotto.
Non sono del resto destinati proprio a loro i fantomatici spazi pubblici dentro alla Nuvola?
Non è per loro il ristorante che troverà spazio proprio dentro Nuvola gestito da un cuoco stellato Michelin?
Non sono per loro, o per gli studenti dell’adiacente ed esosissima scuola IAAD, le nuove panchine a forma di chicco di caffè di Largo Brescia da poco trasformato da incrocio ad ambientazione urbana?
Seconda parte
Nuovi investimenti per il mercato di Porta Palazzo: il discorso pubblicitario sull’esperienza alimentare e la ristrutturazione di alcuni edifici nella storica piazza.