Memorandum e Paesi terzi – frontiere – sciopero braccianti

  • La Tunisia, superando la Libia, è ormai il primo paese per numero di partenze dall’Africa verso l’Europa.
    Il regime del presidente Saied tenta di affrontare la dilagante crisi economica, da un lato, promuovendo politiche xenofobe – le stesse che hanno creato violente tensioni nelle periferie di Sfax – dall’altro, attirando i finanziamenti dell’UE e del FMI prendendo in “appalto” il controllo delle frontiere e i respingimenti.
    Un tentativo di inquadrare la situazione attraverso un contributo da Sfax.

 

  • Se la Tunisia non ho accettato di fare da campo profughi per conto dell’Europa, diversamente è andata con il memorandum tra Regno Unito e Ruanda.
    La chiatta di detenzione amministrativa, Bibby Stockholm, approdata nel porto di Portland, infatti, rappresenta uno dei tasselli della new plan immigration agenda, che mira a scoraggiare gli arrivi nel Regno Unito e a deportare le persone considerate irregolari.
    Eppure finora ogni rimpatrio legato al memorandum nel paese africano considerato sicuro è stato bloccato e mobilitazioni sono nate contro la nave di detenzione.

 

  • La rotta balcanica rappresenta uno dei luoghi di frontiera che gode di minor attenzione mediatica. Sul confine serbo bulgaro che siano le guardie di Frontex o quelle locali la violenza è quotidiana e impone condizioni disumanizzanti, rendendo i corpi merce di scambio.
    A distanza di migliaia di chilometri, sul confine messicano, la situazione non è molto differente e lega a doppio filo i flussi migratori e allo sfruttamento lavorativo.
    Un racconto tradotto in simultanea di compagni no borders messicani e un invito alla solidarietà internazionale.

 

  • Documenti, case, contratti!
    I braccianti del foggiano bloccano per un’intera giornata i raccolti. Gli abitanti del “ghetto” di Borgo Mezzanone, considerato il più esteso d’Italia e che accoglie in prevalenza persone impegnate stagionalmente nella raccolta, rivendicano i containers finanziati dalla Ragione e lasciati vuoti solo per inerzia istituzionale.
    Al silenzio della Prefettura e alle provocazioni delle guardie i braccianti rispondono invadendo l’area containers.
    Un racconto della giornata e un invito a rimanere aggiornati. La lotta continua!

 




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