Non si tratta con la gig economy – Intervista a un rider di Deliveroo

Direttamente in studio con un rider di Deliveroo impegnato nella lotta ci siamo tuffati nel mondo della gig economy, ricostruendo alcuni recenti avvenimenti.

PARTE I

Non sono bastati lo sciopero e le proteste di marzo per smuovere il silenzio della dirigenza Deliveroo davanti alle richieste dei riders in lotta. Dall’introduzione del cottimo ai meccanismi di ranking, abbiamo ricostruito i motivi che hanno portato questi lavoratori-a-zero-ore a occupare la sede degli uffici centrali di Milano, venerdì scorso, nel tentativo di far sentire le proprie rivendicazioni. Security, polizia e sgombero sono state le risposte che hanno fugato ogni dubbio residuo circa la volontà dell’azienda.

PARTE II

I margini di trattativa sono nulli e lo Stato è pronto a garantirlo con la forza e la polizia. La sentenza del processo contro Foodora ne è un’ennesima conferma: nessuno può permettersi di riconoscere ai riders lo status di lavoratori subordinati, ossia di aumentare il costo di questa manodopera, che si sta sempre più diffondendo nelle città. Dai sindacati non c’è granché da aspettarsi e non si può che ripartire dall’organizzarsi direttamente tra lavoratori e con chiunque condivida le medesime condizioni di sfruttamento.

PARTE III

Infine, lanciando uno sguardo sull’immediato futuro, abbiamo sondanto le possibilità organizzative oltre i confini della città, attraverso coordinamenti nazionali e internazionali tra ciclofattorini. Soffermandoci in particolare sull’assemblea di domenica scorsa a Bologna tra fattorini di diverse città, e sui possibili scenari di iniziativa in vista del primo maggio.




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