Storie di nocività: il nucleare francese in Polinesia e gli effetti della produzione del cemento
giovedì 6 maggio 2021

Per trent’anni, dal 1966 al 1996, la Francia ha effettuato devastanti test nucleari nelle isole della Polinesia francese, facendo esplodere un totale di 193 bombe atomiche.
La leggerezza e l’impunità con cui queste operazioni sono state portate avanti mettono in luce il rapporto subalterno e di sfruttamento che vigeva (ancora oggi vige) tra i due Paesi, e sono evidenziati recentemente in un’inchiesta approfondita sugli effetti che questi bombardamenti hanno avuto sulla salute della popolazione locale: la contaminazione da radiazioni ha causato un’impennata nella diffusione di tumori e altre malattie, di cui entrambi i governi erano, già ai tempi, perfettamente a conoscenza.
Proprio come allora vi fu un tacito consenso nel portare a termine i test nonostante le irreversibili e drammatiche ripercussioni sull’arcipelago polinesiano, così negli ultimi anni la Francia è riuscita a minimizzare gli eventi, promettendo indennizzi secondo criteri esageratamente stringenti e falsando la storia che si occupa di narrare i numeri delle vittime.
Se la nocività del nucleare è estremamente appariscente e violenta, non è altrettanto scontato riconoscere quella più sottile e capillare rappresentata dal materiale da costruzione più utilizzato al mondo: il cemento.
Pur essendo diventato il simbolo dell’abbruttimento del rapporto umano con la natura, il calcestruzzo (composto per il 20% da cemento) è ancora considerato irrinunciabile per il fatto di essere economico, igienico e versatile. Ma quanto cemento viene prodotto in Italia? Qual è la sua storia e come siamo arrivati a questa stretta dipendenza economica dalla sua industria? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande, rivolgendo contemporaneamente uno sguardo al presente e al futuro: l’attuale cementificazione dei 70.000 m2 della piana di San Didero in Valsusa per la costruzione del nuovo autoporto legato al TAV è solo un esempio della foga con cui questo materiale viene colato sul suolo. Eppure le conseguenze che si porta dietro non sono affatto trascurabili: irreversibilità degli ecosistemi, danni alla salute, consumo di acqua e di altre risorse, alta produzione di CO2, presenza di criminalità organizzata e peggioramento del benessere psicologico sono tutti effetti compresi nel pacchetto-cemento.
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