Storie di nocività: il nucleare francese in Polinesia e gli effetti della produzione del cemento
Per trent’anni, dal 1966 al 1996, la Francia ha effettuato devastanti test nucleari nelle isole della Polinesia francese, facendo esplodere un totale di 193 bombe atomiche.
La leggerezza e l’impunità con cui queste operazioni sono state portate avanti mettono in luce il rapporto subalterno e di sfruttamento che vigeva (ancora oggi vige) tra i due Paesi, e sono evidenziati recentemente in un’inchiesta approfondita sugli effetti che questi bombardamenti hanno avuto sulla salute della popolazione locale: la contaminazione da radiazioni ha causato un’impennata nella diffusione di tumori e altre malattie, di cui entrambi i governi erano, già ai tempi, perfettamente a conoscenza.
Proprio come allora vi fu un tacito consenso nel portare a termine i test nonostante le irreversibili e drammatiche ripercussioni sull’arcipelago polinesiano, così negli ultimi anni la Francia è riuscita a minimizzare gli eventi, promettendo indennizzi secondo criteri esageratamente stringenti e falsando la storia che si occupa di narrare i numeri delle vittime.
Se la nocività del nucleare è estremamente appariscente e violenta, non è altrettanto scontato riconoscere quella più sottile e capillare rappresentata dal materiale da costruzione più utilizzato al mondo: il cemento.
Pur essendo diventato il simbolo dell’abbruttimento del rapporto umano con la natura, il calcestruzzo (composto per il 20% da cemento) è ancora considerato irrinunciabile per il fatto di essere economico, igienico e versatile. Ma quanto cemento viene prodotto in Italia? Qual è la sua storia e come siamo arrivati a questa stretta dipendenza economica dalla sua industria? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande, rivolgendo contemporaneamente uno sguardo al presente e al futuro: l’attuale cementificazione dei 70.000 m2 della piana di San Didero in Valsusa per la costruzione del nuovo autoporto legato al TAV è solo un esempio della foga con cui questo materiale viene colato sul suolo. Eppure le conseguenze che si porta dietro non sono affatto trascurabili: irreversibilità degli ecosistemi, danni alla salute, consumo di acqua e di altre risorse, alta produzione di CO2, presenza di criminalità organizzata e peggioramento del benessere psicologico sono tutti effetti compresi nel pacchetto-cemento.
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