Il sintetizzatore è una macchina per generare suoni. Le particolari correnti sonore e gli audio spettri sono creati attraverso la connessione e la combinazione di singoli moduli. Questo discorso si riferisce al sintetizzatore analogico. Si tratta un processo creativo che tiene insieme i vari materiali sonori, i vari elementi del materiale stesso – penso agli oscillatori e ai generatori – che servono per elaborare i segnali originali. Allo stesso tempo, il materiale audio deve essere in grado di fluttuare tra i vari sintetizzatori, sequencer e computer, ed essere accessibile per la sincronizzazione. Questa sintesi di suoni necessita di una certa consistenza; la sintesi non deve rendere irriconoscibili i singoli elementi, altrimenti tutto diventa, alla fine, un frastuono soffocante. La domanda che si pone con Deleuze è la seguente: come queste macchine possono rendere udibile l’impercettibile, il non udibile. La cattura di energie permette alle correnti di quantità intensive di fluire, interrogando la musica in merito alla velocità o alla lentezza; tutto ciò conferisce alla musica una dimensione cosmica. La musica però sembra impotente quando si crea un groviglio di suoni e di toni; il dilagare permanente di segnali ci rende incoscienti all’ascolto. Diventiamo incoscienti anche quando sentiamo null’altro che una perfetta armonia, solo la ripetizione e il suo ritornello. Ciò che la musica folk e il pop ci offrono ogni giorno sono melodie e accordi perfetti che permettono così la circolazione di correnti di suono lindo, ripulito dai rumori e dai suoni che potrebbero disturbare la prosperità. Le masse possono essere forzate al sonno profondo anche da un sintetizzatore. Così l’armonia, l’accordo, anche il tono stesso, devono deflagrare; si deve aprire la porta al rumore stesso, consentire anche al canale delle correnti sonore di tremare. Questo è il luogo in cui la musica elettronica deve colpire, sia che si chiami techno o in altro modo.