Perché tutti parlano di frigo gate e nessuno parla più di Mafia capitale?
Scritto dainfosu 27 Ottobre 2016
Le cronache dei giorni scorsi sono state occupate dal cosiddetto frigo gate, una trovata giornalistica della peggior specie nata da un trappolone teso dal quotidiano la Repubblica a Virginia Raggi. Durante un’intervista, il quotidiano diretto da Mauro Calabresi ha più volte insistito sulla mancata raccolta dei rifiuti ingombranti probabilmente sapendo che non avveniva a causa del mancato rinnovo del bando di assegnazione nel giugno scorso. Un fatto incredibilmente ignorato dalla sindaca che ha evocato un utilizzo “pilotato” dei frigoriferi per nuocere al decoro di Roma e quindi alla sua giunta. La notizia della mancata assegnazione del bando è stata fatta uscire da la Repubblica qualche giorno dopo facendo fare a Virginia Raggi la figura del pollo.
A parte la conclamata ed innegabile dabbenaggine di cui fa prova la sindaca, l’episodio non è innocente e fa parte di una più ampia battaglia mediatica che il Partito di repubblica sta svolgendo contro i 5S. La gestione dei rifiuti non è solo un business ma una catena industriale a tutti gli effetti in cui in a ogni passaggio l’apparato economico-politico-mafioso cerca di generare più profitto possibile dai prodotti intermedi. Non è un caso che al famoso bando per la rimozione dei frigoriferi e degli altri elettrodomestici si fosse presentata una sola cooperativa: la 29 giugno di Buzzi.
Gli equilibri rispetto alla gestione delle partecipate del Comune di Roma, all’estrazione di rendita dagli appalti di gestione dei servizi e, più in generale, tutti gli assetti di potere di quel “mondo di mezzo” che aiuta quello di sopra e ammazza quello di sotto stanno attraversando una profonda fase di mutazione di cui non si vede ancora l’approdo definitivo. L’inchiesta Mafia capitale è sparita dai giornali e si sta sgonfiando l’accusa di associazione mafiosa per molti degli esponenti politici. Questo succede non certo perché le irregolarità contestate non siano molto gravi e espressioni di un coacervo indissociabile di politica, criminalità organizzata, cooperative e appalti ma semplicemente perché rappresentano il normale funzionamento della “macchina Roma”. La mediatizzazione delle prime fasi dell’inchiesta lascia oggi il posto a un vuoto di attenzione a dimostrazione del fatto che l’operazione giudiziaria è da ascrivere comunque a un processo di riorganizzazione tutto interno ai poteri più o meno opachi che governano la capitale. Come interpretare l’azione del Movimento 5 Stelle in questo scenario?
Ne abbiamo parlato con Alessia, una compagna di Progetto degage