[Torino 14/12/23] Contro la scuola in guerra

Scritto dasu 11 Aprile 2024

Portando a piena emersione ciò che hanno evidenziato i conflitti totali del Novecento, la guerra sembra oggi spogliarsi di tutti quei tratti di discrezione in cui le dottrine politiche pretendevano confinarla. Pace/guerra, militare/civile, interno/esterno, la guerra come paradigma della modernità riacquisisce la sua attitudine originaria all’in-differenza.

Un pensatore della controparte come Ernst Jünger, parlando di mobilitazione totale scriveva negli anni Trenta parole pregnanti per il nostro presente: “Anche l’immagine della guerra come di un’azione armata sfuma sempre più nell’immagine ben più ampia di un gigantesco processo di lavoro. Accanto agli eserciti che si affrontano sui campi di battaglia sorgono eserciti di nuovo tipo (…) in generale, l’esercito del lavoro. (…) Per dispiegare energie di questa misura non è più sufficiente armare il braccio che porta la spada: è necessario essere armati fino nelle midolla, fino nel più sottile nervo vitale. Porre in essere quelle energie è il compito della mobilitazione totale, di un atto cioè attraverso il quale è possibile, impugnando un unico comando su di un quadro di controllo, far confluire la rete d’energie – tanto ramificata e diffusa – della vita moderna, nella grande corrente dell’energia bellica” . Una mobilitazione totale che non tanto viene eseguita, “quanto piuttosto essa stessa si esegue: in pace e in guerra è l’espressione di una misteriosa e cogente esigenza, a cui siamo sottomessi da questo vivere nell’epoca delle masse e delle macchine“. E nel libro “L’operaio”, Jünger aggiungeva: “questa mobilitazione totale distrugge tutto ciò che ostacola questa mobilitazione. Dietro i processi di trasformazione tecnica, quali appaiono in superficie, traspaiono una diffusa distruzione e una costruzione del mondo in forme diverse, ma entrambe procedono in una determinata direzione” e questa forma dell’operaio “mobilita, senza distinzioni, l’intera condizione umana”.

La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo e in cui l’autonomia della tecnica al servizio della guerra sembra dispiegarsi in modo lampante. Per il ciclo MORSI, il 14 dicembre 2023 la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.

Domenica 28 gennaio c’è stato un secondo incontro, che su invito degli studenti è stato spostato nella prima occupazione scolastica del 2024 a Torino, al Liceo Einstein di via Bologna,  in cui ci si è confrontati su come la guerra, lungi dall’essere qualcosa di astratto, lontano ed incorporeo, entra concretamente nelle scuole del capoluogo piemontese, città-modello della ricerca e produzione militare.

Di seguito la registrazione di alcuni contributi:

Antonio Mazzeo (autore de “La scuola va alla guerra”, Manifestolibri, 2024) sulla presenza concreta della guerra totale a scuola:

 

Marco Meotto (insegnante torinese contrario al lasciapassare sanitario) sul lascito del momento pandemico, grande rimosso, che ha visto proprio nelle scuole ed università terreno fertile per la sperimentazione di strumenti di governo basati su controllo, esclusione, digitalizzazione e repressione manu militari:


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