La repressione interna (e esterna) in Marocco: il caso del Sahara Occidentale
Scritto dainfosu 12 Maggio 2025
Fine aprile, due giornalisti italiani del collettivo del centro di giornalismo permanente si trovavano nella capitale amministrativa del Sahara occidentale, quando gli è stato comunicato da agenti della sicurezza marocchina che non erano persone gradite sul territorio. Da lì, è partita una campagna di distorsione delle informazioni da parte della stampa marocchina, che è stata ripresa da quella italiana. I due giornalisti erano nel paese per lavorare sulla repressione interna e transnazionale compiuta dal regime marocchino contro la società civile e nei confronti di attivisti, dissidenti e, più in generale, sulla violenza pubblica delle forze di sicurezza. Non è la prima volta che una situazione del genere si verifica in Marocco, ma ancor di più nei territori occupati del Sahara Occidentale. Negli ultimi anni centinaia di persone non sono state fatte entrare o sono state espulse.
La raccolta di fonti e testimonianze della repressione in atto contro tutti i dissidenti è stata, inoltre, resa molto più pericolosa e difficile da quando il Marocco ha normalizzato i rapporti con Israele dalla fine del 2020. Questo ha portato a un aumento della capacità di controllo sia all’interno del territorio Marocchino, sia fuori. La repressione del regime marocchino è talmente sottile che, a livello europeo, riesce a godere di rispetto da parte delle istituzioni: questo permette di mostrarsi per quello che non è, e di avere carta bianca al suo interno con politiche securitarie sempre più stringenti.
Abbiamo sentito al telefono dell’informazione di radio blackout Matteo Garavoglia, giornalista del collettivo Centro di Giornalismo Permanente: