Al margine del Pride romano di sabato

Scritto dasu 9 Giugno 2014

Brazil Gay ParadeCerto, in un paese omofobo come l’Italia, 200.000 persone che sfilano a Roma in un enorme Pride-street-festa, è di per sé un risultato. Certo, se c’è anche la figura del sindaco, assente da vent’anni in piazza, che promette registri civili e diritti, non può che far notizia e restituirci un quadro pieno di persone che si collocano “al centro”: persone presentabili che parlano di diritti, di amore per tutti, per tutti i gusti, anche per i diversi politicanti presenti. Allora si potrà dire che anche questo assomiglia a un paese civile e che la popolazione lgbtq entra a far parte del mondo e della società “civilizzata”.

Ma non è solo questo che ci interessa raccontare. Parlare di Pride non significa “vedere” solamente i carri con la musica, le persone che partecipano alle serate legate ai diversi locali e ad altre forme di mercato del divertimento. Parlare di Pride significa parlare di lotte e ricordare prima di tutto quali persone e quali corpi per molto, molto tempo, sono stati tenuti al margine, lontani prima di tutto dallo spazio pubblico. Ci sembra invece che buona parte della popolazione lbgtq in una manifestazione come questa si ritrovi al centro, lasciando al margine altri corpi, altre persone, altre diversità. In questo senso, per poter inquadrare alcuni elementi molto importanti che sfuggono alla cronaca di sabato, abbiamo parlato con Bia delle Cagne Sciolte di Roma.

Ascolta il contributo:

Bia cagna sciolte

 

 


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