Lombardia. Cade la maschera del business della sanità
Scritto dainfosu 24 Marzo 2020
Qual è la condizione dei lavoratori della sanità nella regione più colpita, la Lombardia?
La situazione di lavoratori e malati è tragica.
Non ci sono le protezioni che garantiscano la tutela di medici, infermieri e Oss: chi lavora nelle residenze per anziani o fa assistenza domiciliare riceve un camice monouso al giorno: con questo camice entrano ed escono dalle case. A chi lavora in sanità non viene fatto il tampone, neppure se entra in contatto con persone positive. I turni infiniti, la difficoltà di lavorare senza mezzi in mezzo a gente che muore, perché non riceve le cure adeguate e, soprattutto, non le riceve in tempo, segnano le giornate di lavoratrici e lavoratori. Uomini e donne che a casa come al lavoro vivono la costante angoscia di non sapere se sono portatori asintomatici della malattia.
La lista dei morti si allunga e non potrebbe essere altrimenti. Oggi i media hanno “scoperto” quello che tutti sappiamo: a Milano ci sono 1.800 malati fantasma chiusi in casa. Solo quando è quasi troppo tardi vengono portati in ospedale.
Prima del Covid 19 una persona che si fosse recata al Pronto Soccorso con una saturazione sotto i 94 sarebbe stata immediatamente visitata, attaccata all’ossigeno e, se necessario, ricoverata in Pronto. Oggi ricoverano solo quando la saturazione arriva a 84. Una scelta criminale. Una scelta frutto delle migliaia di posti di degenza e di terapia intensiva tagliati negli ultimi decenni.
Ci siamo chiesti cosa succeda negli ospedali privati.
L’epidemia può diventare un business?
Ce ne ha parlato Margherita, RSU e RSL – rappresentante per la sicurezza – al San Raffaele di Milano.
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