Repubblica Democratica del Congo: l’esportazione di Coltan alla base del conflitto in Kivu

Scritto dasu 31 Gennaio 2025

Nei giorni scorsi il movimento armato M23 ha conquistato la provincia del Kivu e la sua capitale Goma dalle forze governative congolesi, che si sono ritirate disordinatamente davanti all’avanzata di un gruppo ribelle che, sebbene combatta da 30 anni, si è presentato questa volta con armamenti moderni e massicciamente equipaggiato di tecnologia di ultima generazione. Ad armare e dirigere l’M23 è risaputamente il Rwanda, il cui governo (o forse sarebbe meglio dire regime, dato che riassume tutti i tratti tipici di un’autocrazia) guidato sin dalla fine del genocidio del 1994 dal presidente Paul Kagame è da sempre intenzionato ad accaparrarsi i territori vicini del Congo. La stampa italiana ne parla, in larga maggioranza, con le lenti tipicamente essenzialiste riservati ai conflitti in Africa centrale: guerre interminabili tra tribù ed etnie che poggiano su un antico, incomprensibile e primitivo odio irriducibile e che hanno a che fare con la predazione di risorse naturali.

Ad un’analisi più attenta, il conflitto tra Congo, M23 e Rwanda si presenta invece con i caratteri molto ben leggibili di un’operazione di rapina e di estrazione di una risorsa minerale in particolare, il coltan, essenziale nella produzione di batterie per telefoni, radio e apparecchi elettronici. Il Rwanda è un paese a capitalismo ed industrializzazione avanzati, anche grazie ai massicci investimenti per la ricostruzione che hanno permesso al paese di risorgere dopo il genocidio del 1994 – genocidio nella cui costruzione diversi paesi europei, Belgio e Francia in testa, hanno una larga fetta di responsabilità mai indagata e analizzata a sufficienza. Un paese in grado di raffinare ed esportare il coltan sui circuiti commerciali globali (principalmente europei e cinesi), ma privo di giacimenti naturali sufficienti: proprio in questo senso va letta la scelta di Kagame di armare ed equipaggiare il movimento M23 per potersi garantire l’accesso all’estrazione del coltan dalle miniere del Kivu congolese. Se finalmente si rinuncia alle narrazioni stereotipate sulla violenza tribale, la realtà è che a premere i grilletti in Africa centrale sono – come ovunque – le catene del valore globali.

Ne abbiamo parlato con Andrea Spinelli, fondatore di Slow News

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