Anarres del 9 giugno. Clima e capitalismo. Missioni militari all’estero. Torino: vetrina per turisti?…

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ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
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Vetrina per turisti?
Torino tra riqualificazioni escludenti e la precarietà delle vite povere e migranti
Abbiamo lanciato due giornate di approfondimento e confronto sul futuro di Torino. La prima, sull’industria delle armi, si è svolta lo scorso 25 maggio, la seconda, sulla città vetrina, si è tenuta il 9 giugno.
Ne abbiamo parlato con uno dei due relatori, Giovanni Semi, sociologo, insegna all’università di Torino ed è autore di numerosi studi sui processi di gentrification all’ombra della Mole.

Clima e capitalismo
Il capitalismo, lo sappiamo, è una macchina anomica animata dalla logica del profitto a tutti i costi, che macina le vite degli ingranaggi meno pregiati e facilmente sostituibili, come uomini e donne messi al lavoro alle migliori condizioni che i padroni riescono a negoziare.
Finché è prevalsa l’opinione che la crescita capitalista fosse potenzialmente infinita, alcuni ritenevano che il capitalismo si potesse correggere con la socialdemocrazia. Oggi tutti sanno che la crescita infinita in un pianeta dalle risorse limitate è impossibile. Non solo. La capacità distruttiva dell’ambiente non umano è divenuta tale da innescare un cambiamento climatico che sta arrivando rapidamente al punto di non ritorno.
I ragazzi che scendono in piazza con i cartelli “non abbiamo un pianeta B” colgono efficacemente nel segno. Tuttavia dopo alcuni anni la spinta di quei movimenti si è rapidamente esaurita, perché fare pressione sui responsabili del disastro perché cambino rotta è una strategia perdente.
Non solo.
Il capitalismo dei mille balocchi esercita una fascinazione tale da essere spesso impermeabile alla critica e persino al buon senso. Si vive come se non ci fosse un domani.
Se vogliamo che un domani vi sia occorre una trasformazione radicale dell’immaginario e delle relazioni politiche e sociali.
Ne
abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano

Missioni militari all’estero
Il primo maggio il governo ha approvato le missioni militari all’estero per il 2023. Il quadro di riferimento prevalente resta immutato, concentrandosi sulla estesissima nozione di Mediterraneo allargato, che comprende l’Europa continentale, il Medio Oriente comprensivo di Penisola Arabica e Golfo Persico, l’Africa nella sua fascia settentrionale e sub-Sahariana, il Corno d’Africa fino al Golfo di Guinea, passando per il Sahel.
Ma accanto a questa sostanziale conferma in termini di linee di azione e aree di interesse definite oramai da qualche anno, emerge invece con chiarezza quella che è la sostanziale novità di questo 2023: l’Indo-Pacifico dove si prevede di mantenere una presenza navale. É già nell’area il Pattugliatore Polivalente di Altura PPA Morosini mentre nelle settimane scorse sono circolate informazioni sull’arrivo di un gruppo di battaglia incentrato sulla portaerei Cavour, attualmente in manutenzione al porto di Palermo.
Le nuove missioni sono quattro, tre in Africa e una in Europa.
L’Italia parteciperà all’European Union Military Assistance Mission in Ucraina – EUMAM Ucraina mentre per il continente Africano si segnalano l’avvio della missione European Union Border Assistance Mission in Libya – EUBAM Lybia, European Union Military Partnership Mission in Niger – EUMPM Niger e, infine, una nuova Missione bilaterale in Burkina Faso.
L’Italia quindi addestrerà direttamente le truppe ucraine, sia nel nostro paese, sia all’estero, allargando il coinvolgimento diretto in quel fronte di guerra.
In Burkina Faso, il recente golpe ha sconvolto il paese non ferma
le mire di controllo dell’Italia in quell’area.
Ne
abbiamo parlato con Dario Antonelli dell’Assemblea Antimilitarista

Contatti:

Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 21
Contatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/

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