Il regno animale

Ne “Il regno animale” si prospetta un futuro non molto lontano in cui le città sono sventrate dalla guerra; i muri alzati in passato per difendersi dai migranti servono ora come check-in per chi è in possesso dei documenti e del lavoro necessario per entrarvi; la ricchezza è riservata in minuscole oasi ultra-protette in cui tutto è concesso. A tutti gli altri non resta che raccogliere quel che si può infilare in uno zaino e mettersi in marcia con la Colonna “la forma che le società prendono quando collassano”. Un orda di persone che si trascina, senza direzione, senza volontà, segnate da un indifferenza senza colpa, decise solo a sopravvivere.

Questa migrazione totale della società si assomiglia e si differenza da altre migrazioni animali, quelle dell’anguilla con la sua innata capacità di tornare laddove è nata, paradigma impossibile nelle società moderne dove si fugge da un territorio invivibile; o quella del Lemming, che si mette in marcia qualora il numero nella colonia diventasse insostenibile per l’ecosistema. Ma anche il ruolo dei cani, da fedeli amici a divoratori di carcasse; quello delle api termometro della salute del mondo; delle blatte e le mosche, futuro cibo o padroni del globo.

Nel mezzo, la storia del protagonista, coi suoi appunti e ritagli di vita raccolti nel diario e il rapporto che nasce con un rom (popolo senza dopoguerra) capace di conoscere e adattarsi in un contesto dove si è scacciati e bisogna vivere di espedienti. Nello sfondo uno scenario da guerra, dove il controllo e la retorica la fanno da padrone. Il tragico finale lascia aperte delle speranze.

Ne parliamo con Emaneuele, autore della graphic novel “Il regno animale” edito da Bèbert Edizioni




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