LA COLONNA INFAME – LA PERLA DI LABUAN 8/10/2021

Riccardo

“La mattina del 21 giugno 1640 a Milano verso le quattro e mezza una donnicciola chiamata Caterina Rosa vide venire un uomo con una cappa nera, il cappello sugli occhi e una carta in mano.”  E’ l’incipit della “Storia dell colonna infame” come la racconta Alessandro Manzoni nel 1840. Concepita come un capitolo de “I promessi sposi” per la sua lunghezza divenne un’opera distinta. Durante l’epidemia di peste del 1640 la “donnicciola” crede che un uomo unga le pareti provocando e diffondendo il contagio. “Ai vicini lo spavento fece scoprire sui muri le sudicerie che avevano avuto davanti agli occhi da chissà quanto tempo.” Il malcapitato è Guglielmo Piazza che viene arrestato e interrogato. Il Manzoni ci informa sulle leggi che regolamentavano la tortura. “Badi il giudice di non adoprare tormenti ricercati e insusitati, perché chi fa tali cose é degno di essere chiamato carnefice piuttosto che giudice.” Sotto tortura il Piazza denuncia come complice Giangiacomo Mora, barbiere e chirurgo, mestieri tra i quali all’epoca non c’era distinzione.”Mi disse: Pigliate questo vasetto e ungete le muraglie qui addietro, e poi venite da me che avrete una mano de denari.” Il clamore in città sale, si presentano altri testimoni che raccontano cosa credono di avere visto e a quel punto la colpevolezza dei due imputati é certa. ” Furono condotti sul luogo del suppllizio, tanagliati con ferro rovente, tagliata loro la mano destra e spezzate le ossa con la ruota. Scannati e bruciati i cadaveri, e le ceneri buttate nel fiume.” La casa del Mora fu demolita e sulle macerie fu eretta la colonna che prese il nome di “infame” che a sua volta fu demolita nel 1770. Il Manzoni ne ricostruisce la storia nella sua battaglia contro la tortura e il pregiudizio. “Gli uomini che creano quelle angosce, ci parrà di averli scusati col dire che si credeva nell’unzione? Crediamo pure nella possibilità di uccidere col veleno. Ma cosa si direbbe di un giudice che adducessse questo argomento di avere giustamente condannato un uomo come avvelenatore?” La tortura non é un retaggio del passato anche se oggi si chiama “tattiche avanzate di interrogatorio” e la storia dell colonna infame può essere riletta sui meccanismi psicologici con cui un pregiudizio diventa certezza e uccide. Buon ascolto.

 




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