Macerie su Macerie – 14 febbraio 2018. Genealogia del carnevale, tra simulazione dell’insurrezione e arginamento della violenza

Il carnevale, dal latino carnem levare, affonda le sue radici ben prima rispetto a quanto il legame tra nome e quaresima faccia intuire. È infatti all’interno dei riti dionisiaci nella pre-ellenicità e dei saturnali romani che si riscontra la nascita del cerimoniale d’interruzione dell’ordine della città attraverso l’esaltazione del vino e dell’estasi collettiva.

Durante il Medioevo si conserva questo profondo significato di parentesi catartica, anche se le giornate del carnevale, ormai iscritte non più nel contesto della polis o dell’urbe ma in quello dell’economia agreste, divengono appannaggio del ceto popolare in contrapposizione al rigore delle feste dell’istituzione ecclesiastica. Per secoli, per alcune giornate dell’anno, si attua la ridicolizzazione dell’ordine feudale attraverso il capovolgimento dei ruoli sociali, il travestimento e la festa violenta ed ebbra.

Nonostante si trattasse di rituali parodistici, la simulazione della rivolta, del sovvertimento e dell’insurrezione ha sempre destato non poche preoccupazioni nell’autorità, perché lo sfogo collettivo contro le gerarchie del mondo – sebbene ritualizzato – alludeva  a un desiderio intestino di buona parte della popolazione, quello di una liberazione reale.

Solo nel corso degli ultimi due secoli questa festività viene regolamentata fortemente dalle autorità e trasformata in una pura rappresentazione storico-leggendaria dello scontro. Dall’ottocento in poi i carnevali italiani, anche quelli più antichi, mantengono perlopiù la derisione nei confronti dei politici e la rievocazione storica della società rurale, andando via via per divenire quello che oggi conosciamo: eventi caratteristici del territorio, funzionali alla sua valorizzazione commerciale e turistica.

L’esempio di Ivrea ci pone davanti alla distruzione della tradizione popolare che prende piede a partire dall’epoca napoleonica, passa per l’appropriazione della borghesia cittadina, e trova il suo culmine nell’ingente dispositivo di sicurezza messo in campo negli ultimi anni e nella pubblicizzazione del carnevale eporediese da parte di Google.

A Macerie su Macerie un approccio inedito ai dispositivi controinsurrezionali dell’epoca contemporanea, non a partire come di consueto dalle politiche economiche e sociali, ma dalla messa a regime della cultura delle classi subalterne.

Ne abbiamo parlato con Norma, studiosa della famosa festività piemontese:

 




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