Macerie su Macerie – 5 settembre 2018. La banalità del male / Genova: macerie sotto il ponte

Realtà virtuale aumentata ossia un’immagine circolare a 360 gradi proiettata da appositi visori. Questo sarebbe il prodotto tecnologicamente avanzato che Valentina Noya, direttrice del festival “LiberAzione”, starebbe pensando, o forse sarebbe meglio dire tramando, per i detenuti del carcere delle Vallette. Alleviare la detenzione o piuttosto confermarla e rilanciarla con un potente surrogato della realtà? Combattere contro gli stati di privazione sensoriali e affettivi, come l’esiguo numero di colloqui nei regimi di detenzione speciale di A.S. e 41 bis, oppure avvalorarli con l’ennesima protesi tecnologica della piovra carcere? Insomma un progetto che forse a molti ricorderà l’introduzione del processo in videoconferenza, che doveva garantire la partecipazione in tribunale anche ai detenuti più pericolosi, ma questa volta molto più scavato nell’intimo della persona. Il tutto con la partecipazione del Museo del Cinema, i soldi della Regione Piemonte e la partnership dell’associazione Antigone.

Ne abbiamo parlato con la produttrice

Mentre sulla passerella mediatica e politica le varie fazioni si puntano il dito a vicenda circa le responsabilità del crollo del Ponte Morandi a Genova e lo scarso impegno nell’affrontare la crisi d’emergenza, centinaia di famiglie restano ancora in bilico senza sapere esattamente dove e come potranno avere una nuova casa. I loro averi sono intrappolati dentro a quegli appartamenti che verranno abbattuti coi resti del viadotto e non sanno quando e quanto tempo avranno per recuperarli, mentre sul luogo si dispiega il classico cordone sanitario fatto di sbirri, militari e Protezione Civile. Senza contare le ricadute economiche che stanno già minacciando la vita di numerosi abitanti e lavoratori.

Ne abbiamo parlato con un compagno




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