maldagri, le nefandezze dell’Eni in Basilicata

liberation front

la Val d’Agri ospita il più grande sito d’estrazione petrolifera su terraferma in Europa. L’incidenza dell’attività dell’Eni (ma anche di Shell e Total) sul luogo è devastante: inquinamento atmosferico e delle falde, consumo delle acque e del territorio, sversamento di petrolio come constatato nell’inchiesta che, a partire dal 2017, vede indagati i dirigenti del colosso petrolifero nostrano e che ha già preso tragici risvolti: oltre alle mazzette ai PM che indagavano sul caso s’aggiunge la misteriosa morte di Gianluca Griffa, ex responsabile della produzione del sito che, come testimoniano le sue mail, da anni denunciava ai suoi superiori lo stato d’abbandono e le perdite dei serbatoi del COVA.

Anche in Basilicata Eni cerca di pulirsi la facciata con un progetto multimilionario di sostenibilità ambientale in cui si impegna a fornire i suoi dati alle agenzie di controllo del territorio e a sostenere progetti di economia circolare e riscoperta di prodotti agricoli. Un progetto, questo dell’Energy Valley, che non sostituisce il lavoro estrattivo dell’Eni, ma che lo rende più accettabile alla popolazione lucana, ormai delusa e scettica verso una classe politica che rappresenta solo gli interessi delle multinazionali del petrolio. Oltretutto gli impianti di pulizia delle acque e le centrali eoliche andranno a sostenere soltanto i centri d’estrazione. L’ultima beffa consiste nell’ingresso di rappresentati dell’Eni nelle scuole per parlare di ambiente e sostenibilità.

La forza di queste multinazionali per radicarsi nel territorio è il potere scientista, ovvero l’utilizzo di dottori, agronomi ed esperti che negano i segnali fisici della popolazione  e assicurano la bontà della produzione sulla base dei limiti che loro hanno deciso. Altro capitolo sono le royalty che l’amministrazione usa nella spesa pubblica ordinaria invece che intervenire in progetti straordinari che la popolazione continua a vedersi negati.

Anche in Nigeria le dinamiche di sfruttamento e corruzione vedono il cane a sei zampe sul banco degli imputati per essersi accaparrato il bando per l’estrazione di un enorme giacimento petrolifero al largo del delta del Niger pagando esclusivamente una tangente ai rappresentanti del governo, negando così al popolo nigeriano i proventi delle sue ricchezze naturali. Anche in questo caso il processo ha assunto tinte fosche col tentativo d’assassinio dell’autorità nigeriana anticorruzione.

Ne parliamo con Mimmo Nardozza autore del documentario “maldagri”
maldagri: https://www.youtube.com/watch?v=KDpnkQ6uL5A
maldagri 2019: https://www.youtube.com/watch?v=FCgLP7MbLz0

per ascoltare il podcast della puntata clicca qui:




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