Orsi in trentino, cosa sta succedendo? Intervista a Massimo Filippi

I recenti episodi di incontri tra esseri umani e orsi, come quello fatale in cui ha perso la vita un giovane runner in Trentino, riaprono ciclicamente la ferita (mai rimarginata) della difficile convivenza della nostra specie con il mondo selvatico e tornano a porci alcune delle domande fondamentali di tale questione: come vivere in quei territori che ci vedono in compresenza con altri animali (specialmente grandi carnivori)? Come parlare del/per il non-umano senza cadere in rappresentazioni antropocentriche, antropomorfiche?

Con l’aiuto di Massimo Filippi, teorico e militante antispecista, nonché autore del libro “M49. Un orso in fuga dall’umanità”, abbiamo ripercorso le tappe dell’introduzione dell’orso in Trentino e la (non)gestione di tale processo, connotata da lacune organizzative e di metodo che hanno contribuito a rendere gli incontri tra popolazione umana e orsi potenzialmente drammatici. Attraverso il racconto delle storie di resistenza di questi animali, dalla latitanza alle fughe, abbiamo lanciato uno sguardo dentro le mura del lager per orsi del Casteller, contro cui si muovono da anni mobilitazioni nazionali, e abbiamo riflettuto sul concetto di orso “problematico”, definizione che si affibia agli individui che mettono in atto comportamenti che non soddisfano le aspettative che noi umani abbiamo nei loro confronti. L’oppressione e la discriminazione psichiatrica, la coercizione carceraria, ma anche le forme di resistenza che si sviluppano contro di esse sono elementi di un’analogia evidentissima con la nostra società e ci ricordano quanto sottile sia la linea che divide l’Uomo da quel pezzo di mondo che ha voluto rendere Altro da sé.

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