UNA CRISI NON COME LE ALTRE – VOCI DALL’ANTROPOCENE #23 – 11/05/20
La fretta della ripartenza – per andare verso dove ? – sembrerebbe aver già sepolto timori e tremori della prima ora quando, con speranza mista a inquietudine, si assisteva alla formulazione massificata di domande sul senso ultimo del vivere e produrre in questa società. C’è stato, forse per un breve attimo – ma siamo convinti che la partita non sia affatto chiusa -, l’approssimarsi di molti e molte ad un’esperienza critica radicale e inquietante sul modello di vita e sviluppo in cui siamo ingabbiati.
Oggi che la Fase Due è compiutamente dispiegata e già si pensa ad una Fase Tre di più completa e diffusa “riapertura”, gli occhi sono tutti puntati sulla dimensione economica della crisi che l’irruzione mondiale della pandemia ha provocato. Ci sembra però che il blocco mondiale (parziale certo) della Produzione abbia fatto intravedere cosa ci sia non solo sotto ma anche aldilà della pretesa legge del valore di scambio. Per questo la natura di questa crisi non può essere ridotta al solo piano economico ma deve interrogare qualcosa di più profondo ed essenziale.
A partire da un testo apparso nel mese scorso – L’uomo non è buono: il Coronavirus, il Capitale, lo Stato, le mucche e noi – abbiamo fatto due chiacchiere con Franco Piperno, mettendo a critica lo specialismo dei saperi e l’economicismo di tante analisi, per chiedersi infine cosa può l’individuo sociale di marxiana memoria oggi.
Abbiamo quindi letto alcuni estratti da un recente articolo di Adam Tooze, apparso qualche giorno fa sul The Guardian (‘We are living through the first economic crisis of the Anthropocene’), per proporre infine la seconda puntata della Storia del Servizio Sanitario Nazionale con Maurizio Pincetti, dall’edificazione alla regionalizzazione, alla pandemia.