VOCI DALL’UCRAINA, VOCI DALLA RUSSIA, VOCI DENTRO E CONTRO LA GUERRA
Dall’inizio del conflitto in Ucraina siamo sottoposti a un sovraccarico di informazioni e analisi geopolitiche di ogni risma. In mezzo al caos mediatico le voci di cui più abbiamo sentito l’assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si stanno organizzando concretamente per rispondere alla guerra.
Dopo le prime puntate degli scorsi venerdì (ascoltabile qui e qui), vogliamo dare continuità ad un approfondimento controinformativo che metta al centro le voci e le esperienze di solidarietà, mutualismo, critica e resistenza varie che si muovono dentro, contro e attorno al conflitto. Abbiamo ricevuto complimenti e critiche, pensiamo di aver innalzato una serie di contraddizioni, ed è proprio questa la motivazione che ci spinge ad andare avanti.
Il conflitto infatti non è concluso e anzi si intensifica sempre più, aprendo scenari drammatici per il presente e il futuro. Seppure si inizi a parlare di eventuali cessate il fuoco, mediazioni e ritirate, la prospettiva di una incerta fine delle ostilità e delle violenze non cambia lo scenario di morte passato e futuro, e soprattutto non fa venire meno il bisogno di mettere al centro narrazioni altre rispetto a quelle propugnate dai media mainstram. Non cambia il clima militaresco, bellicista e nazionalista in cui siamo immersi. Il mondo dell’informazione oggi, è sempre più drammaticamente ostaggio della guerra. Ha colonizzato il loro, quello dei media, e in parte il nostro linguaggio. Occupato un intero immaginario. E semplificato alla velocità della luce la complessità delle situazioni reali, riconducendola all’unico vettore dominante: la “logica delle armi”. Forse, ora più che mai, dove sentiremo parlare magari di eventuali ricostruzioni ed accordi, il successo di un movimento contro la guerra e di una critica antimilitarista dipende dalla nostra capacità di sfuggire alle trappole nazionaliste, di resistere all’inevitabile repressione, e di mettere al centro una narraziona radicalmente altra. Non vogliamo cadere in un appoggio acritico a forme che rischiano di ammiccare ad uno o ad un’altro nazionalismo, ma provare a dare elementi e spunti di lettura aggiuntivi, per una prospettiva libertaria e anti-imperialista sul conflitto che ci aiuti a posizionarci e prendere decisioni basate su una conoscenza più ampia e complessa, come d’altronde la guerra è.
Quest’oggi la puntata ha avuto tre elementi centrali: abbiamo sentito le esperienze di un progetto di sostegno psicologico dal basso a Kiev per la popolazione ucraina colpita dalla guerra, poi abbiamo chiaccherato a lungo con un gruppo di compagne femministe esiliate dalla Russia, e infine abbiamo affrontato nuovamente il tema dei confini e delle migrazioni, con le odiose contraddizioni di una accoglienza a doppia faccia da parte dell’Unione Europea, che da un lato incarcera in centri di detenzione le persone non Ucraine o con il colore della pelle non bianco, dall’altra accoglie con grandi sorrisi le famiglie con passaporto ucraino. Peccato che tutte queste persone, stiano scappando dalla stessa guerra.
Qui, il nostro poetico incipit con una poesia di Bifo:
L’introduzione, immancabimente accompagnata dalla vostra sigla preferita dei Girasoli, in cui spieghiamo il perchè e il percome della puntata:
La prima diretta con Zlata da Kiev, psicologa rimasta in Ucraina per dare supporto psicologico alle personi civili. Ci racconta del progetto in corso e degli effetti psicologici della guerra:
Quante sono le guerre nel Mondo in questo momento? Vi leggiamo un breve editoriale di Giovanni De Mauro dall’Internazionale, per riflettere su come ogni giorno sul nostro pianeta le armi e le guerre tra stati uccidano:
La seconda diretta da Istanbul, con un gruppo di compagne femministe originarie russe esiliate dopo le proteste contro la guerra che ci raccontano che natura hanno avuto le proteste, il livello di repressione, la scelta di andarsene dai loro luoghi e come continuano la lotta contro al guerra e il governo Putin anche dall’estero:
Ultima diretta con il fotoreporter Francesco Anselmi che è stato le scorse settimane lungo il confine tra Ucraina e Polonia, e ci racconta le sue considerazioni riguardo l’anomalia che questo confine rappresenta ora se comparato con le politiche di respingimento che l’UE applica ogni giorno lungo i suoi confini interni ed esterni. Un confine a due volti, aperto e accogliente per le famiglie con passaporto Ucraino, respingente e discriminatorio per chi ha il colore della pelle o il documento sbagliato:
Come sempre, un ringraziamento a tutt* le persone intervistate, a chi si è spes* per rendere queste dirette possibili, a chi ci ha fornito i contatti e a chi ci ha ascoltato.
Stay tuned su RadioBlackout 105.250 per la prossima puntata!
Qui in seguito alcuni link di riferimento per le realtà che abbiamo sentito oggi e alcuni approfondimenti secondo noi di interesse generale attorno al tema della guerra.