Sciopero Generale in Portogallo, la costruzione di un percorso di opposizione sociale

Scritto dasu 23 Marzo 2012

 

Giovedì 22 Marzo, in Portogallo, si è scesi in piazza per il secondo sciopero generale degli quattro ultimi mesi.

Se escludiamo la Grecia, il paese messo peggio nella Eurozona è certamente il Portogallo. Gli indicatori che vengono solitamente fatti passare attraverso televisioni e giornali ci parlano di un paese in crisi profonda. Caduta netta del PIL (-3,3% quest’anno), debito pari al 110% del PIL e rendimento dei titoli decennali pari a circa il 13%, un valore doppio rispetto a quello solitamente ritenuto sostenibile per continuare a finanziarsi sul mercato. Se guardiamo poi ad un altro dato, messo meno spesso in evidenza ma che colpisce in maniera durissima, scopriamo che il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,5%. Significa più di ottocentomila persone senza lavoro, Welfare smantellato e tasse in vertical aumento.

Ieri il solo sindacato di tendenza comunista Cgtp ha convocato lo sciopero, mentre il più grande e moderato sindacato Ugt ha preferito attendere. La tensione sociale cresce, la ricetta di sacrifici e austerità colpisce più che mai la popolazione e sindacati e i  partiti della “sinistra tradizionale” non riescono a capitalizzare la rabbia in controffensiva politica.

Dai quartieri periferici, studenti, nuovo proletariato e disoccupati però, riuniti in assemblee popolari si interrogano e discutono di percorsi di lotta, pratiche e appuntamenti di mobilitazione, in una primavera lusitana che si è aperta con la costruzione di un percorso autorganizzato all’interno dello sciopero generale che potrebbe essere solo la prima tappa di un lungo percorso di rivendicazione e riappropriazione in un paese che rischia di soffocare, fra sacrifici e disoccupazione.

Ascolta la diretta con Marco, compagno italiano a Lisbona

[audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/intervista-marco-portogallo-23-03-2011.mp3]

 

 

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