Urne. La grande fuga
Scritto dainfosu 29 Maggio 2013
Il secondo test elettorale, dopo quello friulano, ha confermato e rafforzato la tendenza che ne era emersa: crescita dell’astensionismo, ridimensionamento secco dei consensi al M5S, secca sconfitta della Lega Nord. Dei due maggiori partiti, il PD perde voti ma tiene sulle percentuali, il PDL crolla ai livelli che gli assegnavano i sondaggi prima del ritorno in pista del Cavaliere.
I principali commentatori si dividono tra chi attribuisce all’incapacità del M5S di dare corpo e sangue al proprio programma entrando nell’agone politico, e chi invece considera il significativo calo del movimento/partito fondato dal comico genovese, un fattore “fisiologico” di ogni “voto di protesta”. Un fatto è sicuro: con l’eccezione di Vicenza i voti fuggiti dal M5S non si sono riversati sul PD.
Ne abbiamo parlato con Marco Revelli, sociologo e docente all’università del Piemonte orientale.
Revelli descrive una sorta di “liquefazione” dell’elettoratio, paventando il rischio che la scelta astensionista di chi alle recenti politiche aveva puntato su Grillo, possa convogliarsi dietro le insegne di un populismo smaccatamente di destra, specie se la situazione sociale dovesse peggiorare ancora.
Secondo Revelli queste elezioni confermano la tendenza alla rottura con il quadro politico degli ultimi trent’anni, segnando in modo netto il distacco dai meccanismi della rappresentanza che li hanno caratterizzati.
Ascolta il suo intervento