9 dicembre: intercettare l’attrazione dei borghesi piccoli piccoli

Scritto dasu 5 Dicembre 2013

2013-12-05_protesta_qualsiasi

9 dicembre 2013: l’inizio della fine’.

Con questo slogan si presentano gli organizzatori dell’iniziativa che vorrebbe fermare il paese, contando sulla rabbia delle realtà sociali indebolite dalla politica fiscale degli ultimi anni: padroncini, agricoltori, allevatori, terziario titolare di piccolissime aziende.  Nonostante alcune defezioni (agroalimentare di Pachino, autotrasportatori che hanno firmato il contratto…) la protesta che dovrebbe bloccare il paese e le sue frontiere sarebbe confermata; c’è chi è convinto che si tratterà dell’ennesima protesta morta sul nascere. In molti lamentano la mancanza di un’organizzazione capillare, con informazioni precise su luoghi e orari.

Non si può negare che a cavalcare l’insoddisfazione con toni più consoni al radicalismo di sinistra ci troviamo invece figuri che si fanno risalire alla galassia dell’estrema destra. Non è chiaro ancora come il tutto verrà organizzato, quello che è chiaro è invece il tentativo di mascherarsi dietro assenza di apparenti appartenenze per attirare il maggior numero di persone… e la curiosità in effetti ha sfondato anche presso indignati di sinistra.

Contro questa deriva alcuni ambienti – che Cosimo sintetizza nell’intervista con l’efficace espressione  d’antan di “trinariciuti”, cioè quei pciisti che avevano tre narici nella pubblicistica democristiana degli anni Cinquanta – hanno analizzato la situazione esclusivamente demonizzando il pericolo che i fascisti possano incistarsi sulle organizzazioni e nella mentalità di compagni, attratti dalle sirene del blocco prolungato e della lotta contro la aborrita casta: giustamente siti come Contropiano o Osservatorio democratico hanno fatto lunghi elenchi di sigle e del putridume destrorso che nascondono l’orbace persino dietro le parole di Pertini. Insomma da un lato si teme che si possa saldare una sorta di orrido connubio rosso-bruno, dall’altro è indubbio che chi tra gli imprenditori di se stessi fallisce finisce invariabilmente nel lumpenproletariat, e non necessariamente è una persona di destra. E con questi la sinistra radicale deve saper interloquire.

Peraltro anche Anonymous pare che abbia aderito alla mobilitazione e comunque è doverosa l’attenzione ai fenomeni che si creano in rete e non trovano eco nei media mainstream finché non esplodono e quindi accogliamo volentieri le parole di Cosimo Scarinzi, che prende spunto per le sue riflessioni proprio dal fatto che eventi interessanti spesso si palesano al di fuori del cono di luce mediatico e pensa sia importante porre l’attenzione sull’universo sociale al quale questa mobilitazione vuole dare visibilità e voce, legato dalla tradizione microimprenditoriale e in parte contadina che caratterizza la storia nazionale; a cui si aggiunge lavoro nero, autosfruttametno, filiera familiare, evasione fiscale, esternalizzati, precari, pensionati, disoccupati… vi sono due possibili linee di sviluppo, una orizzontale e una verticale.

La prima, quella almeno per ora più “naturale”, vede un alleanza fra borghesia alta, media e bassa del settore deregolamentato e il “suo” lavoro dipendente e autonomo.

La seconda, quella più difficile ma anche più interessante punta a un alleanza e per certi versi a una fusione fra i due settori che costituiscono la working class italiana.

Noi oggi assistiamo a una mobilitazione, non sappiamo ovviamente quale impatto avrà, che ci vede per l’essenziale, e quindi per quel che pertiene al sindacalismo di base, estranei o peggio, indifferenti. Quest’estraneità e quest’indifferenza sono un segno di debolezza giustificata, ma è una cattiva giustificazione dal fatto che i gruppi dirigenti di quest’armata Brancaleone odorano, sarebbe forse meglio dire fetono, di fascismo e di leghismo o, nella migliore delle ipotesi di grillismo.

Si tratta invece di immaginare un percorso che sappia cogliere  quanto di condivisibile e di profondamente giusto vi è nell’ostilità alla casta nella prospettiva di una ricomposizione in avanti e in senso radicalmente sovversivo dell’attuale universo del lavoro produttivo al di la della forma giuridica in cui si dà.

Sarebbe un peccato lasciare ai fasci l’egemonia di una carica sovversiva che rischia di diventare eversione al soldo del populismo… sentiamo dalla voce di Cosimo come argomenta il suo approccio e quali altri esempi e considerazioni nascono dalla sua esperienza sindacale e le richieste realmente “dal basso” che gli vengono avanzate. Chiaro che ormai il 9 è una giornata egemonizzata da altri, ma al di là della riuscita o meno della scadenza altrui, il problema è riuscire a porsi come soggetti attraenti per coloro a cui si rivolge questa proposta di contrapposizione ancora senza “pompieri”.

2013.12.05-cosimo_forconi

 


Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST