Invalsi: la meritocrazia al servizio del rimodellamento sociale globale

La valutazione delle conoscenze acquisite dovrebbe portare a mettere a punto correttivi che rimedino alle carenze nell’apprendimento. Le prove, poi, potrebbero essere alterate da parte dei docenti, le cui mansioni, peraltro, rispetto ai test Invalsi si dovrebbero ridurre, al massimo, a una mera sorveglianza ; la formulazione dei test è discutibile (ci sono punte di comico assoluto nelle prove degli scorsi anni),  gli studenti sono sottoposti a un inutile stress e vengono spesso distolti dalla didattica consueta per essere “addestrati” a rispondere a queste ridicole risposte a crocette.
Ma il problema maggiore è che i test vengono imposti in nome di una “meritocrazia” che serve esclusivamente per rimodellare la società a partire dalla scuola, a cominciare dagli insegnanti. Il tutto viene condotto in modo ipocrita, cercando un facile consenso dell’opinione pubblica che, quando sente parlare di merito e di valutazione nel nostro corrotto Paese è portata a pensare che premiare il merito sia la soluzione di molti mali. In realtà non è così: attraverso la “meritocrazia” passa lo smantellamento della scuola pubblica di massa, che non si è mai trasformata in scuola di qualità, a causa di tagli e metodici interventi volti a ridurre la qualità della scuola pubblica a favore di quella privata.  Per migliorare la scuola servono ingenti risorse che risolvano i veri problemi (condizioni di lavoro degli addetti del settore, precariato ed età media molto alta dei docenti italiani, edilizia scolastica, numero di studenti per classe etc.)  Altro che test Invalsi!
Ascoltate l’acuta analisi di Giovanna, insegnante appartenente al sindacato di base Cub qui nel podcast e se potete anche venerdì 16 maggio dalle 9 presso il Politecnico di Torino in un convegno promosso sui Sistemi di valutazione nella scuola e nell’Università

2014.05.08-invalsi_cub