Cosa succede in città. Arresti a Torino
Scritto dainfosu 3 Giugno 2014
E’ scattata all’alba la roboante operazione della Digos, coordinata dai soliti PM Padalino, Pedrotta e Rinaudo, contro una trentina di compagni tra i più attivi nelle iniziative di resistenza agli sfratti, in particolare nella zona di Barriera di Milano e Porta Palazzo.
L’ordinanza di custodia, firmata dal gip di Torino, vede indagate 111 persone. L’inchiesta aperta nell’estate 2012, si snoda in due anni di indagini nei confronti degli attivisti e di molti solidali, anche semplici abitanti dei quartieri in cui si sarebbero dovuti eseguire gli sfratti, che in prima persona si sono spesi per un presidio o un iniziativa anti sfratto in città. Molte e particolarmente gravose le richieste delle misure cautelari: 17 arresti, tra cui 11 custodie in carcere e 6 domiciliari, 12 misure preventive divise tra 4 obblighi di firma, 4 obblighi di dimora e 4 divieto di dimora. E una valanga di indagati a piede libero.
E’ ragionevole pensare che il ritrovo delle cimici all’Asilo occupato, con restituzione plateale delle stesse a Padalino e c. nel contesto del processo contro i 4 no tav accusati di terrorismo, ha costretto gli inquirenti a una brusca accelerazione.
Da una parte infatti è chiaro il disegno repressivo e intimidatorio, per tentare di estirpare, depotenziare e impaurire chi in città si spende generosamente nella lotta quotidiana per il diritto all’abitare, dall’altra, alla luce dei fatti “contestati”, si può notare come l’impianto accusatorio si componga in definitiva di accuse molto modeste come resistenza a pubblico ufficiale, occupazione di edifici, violenza privata, sino a grotteschi sequestri di persona.
Insomma, ancora una volta rileviamo l’intrecciarsi di piano locale e nazionale, sostanziatosi nel singolare protagonismo di un pezzo di procura torinese legittimato di fresco ad agire sempre più duramente dai risultati elettorali che chiedono un comando forte dentro la crisi.
Proprio dentro la crisi lo stato decide di dare una lezione a chi ostinatamente cerca percorsi di autonomia, percorsi di lotta che si smarcano necessariamente dalla legalità ma non dalla ricerca di giustizia, percorsi che rischiano di essere pericolosi quando intrecciano i bisogni di chi vive i nostri stessi quartieri e non ce la fa più a tirare avanti. Così si da un segnale che riveste in parte i tratti della vendetta, quando era chiaro che quel ciclo di lotte aveva già esaurito gran parte della sua forza propulsiva, ma soprattutto i tratti della guerra preventiva a tutte quelle istanze dal basso che cercano percorsi che non siano quelli tracciati e consentiti dalle istituzioni. Una sorta di manicheismo non cieco dunque, che vede bene dove colpire.
Un primo memento di confronto e dibattito è fissato per le 17.30 all’Asilo Occupato di Via Alessandria 12 per un assemblea, per poi portare un primo saluto solidale sotto il carcere delle Vallette e concludere con una cena benefit per iniziare a sostenere le spese legali di questa ennesima operazione repressiva ai danni della Torino che lotta.