No Tav. Vendetta di Stato

Scritto dasu 28 Gennaio 2015

Si è consumata ieri nell’aula bunker del carcere delle Vallette la vendetta dello Stato contro il movimento No Tav.
143 anni di galera per le giornate di resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena del 27 giugno 2011 e per l’assedio alla zona occupata militarmente del successivo 3 luglio. Oltre alla galera anche il risarcimento di centinaia di migliaia di euro per LTF, il ministero dell’Interno, i sindacati di polizia SAP SIULP e UGL.

Il tribunale di Torino il 27 giugno ha condannato 47 dei 53 No Tav nell’aula bunker delle Vallette, dopo 100 udienze ed un processo condotto a tappe forzate.

La sentenza letta in aula dal giudice Quinto Bosio, che con questo processo chiude la carriera, ha confermato e in alcuni caso accresciuto le pene le richieste dalle PM Guaglino e Pedrotta per 47 No Tav. Sei gli attivisti assolti.
Il nocciolo della tesi accusatoria, l’estensione della nozione di concorso, è stata accolta dal tribunale, anche in assenza di elementi probatori delle condotte individuali.
Confermate le accuse per i reati di lesioni, danneggiamento e violenza con minaccia a pubblico ufficiale, riconosciute le aggravanti per utilizzo di armi, lancio di corpi contundenti, travisamento, lancio di pietre, bombe carta e raggi di segnalazione. Quasi a nessuno sono state riconosciute le attenuanti generiche, nonostante diversi No Tav fossero incensurati.
“Questa sentenza infligge condanne spropositate e riconosce provvisionali assurde in totale assenza di prove”. E’ il commento di Gianluca Vitale, uno dei legali degli imputati nel processo agli attivisti No-Tav. “Si tratta – aggiunge Roberto Lamacchia, un altro dei legali – di una sentenza già scritta e immaginabile. L’entità delle pene non ha alcun senso”.
“Questa sentenza sa più di vendetta che di giustizia” – ha aggiunto Alberto Perino – “Si tratta del fallimento della politica e dell’estremo tentativo di fare fuori il movimento No Tav, ma non ci riusciranno”.
Condanne pesanti quindi, che avvallano il teorema accusatorio di una Procura che ha dettato regole e modi del processo al Tribunale che, assolutamente passivo e asservito, l’ha assecondata. La partita contro un movimento che ha scosso un consolidato sistema di drenaggio di soldi pubblici a fini privati, è stata giocata sino in fondo prima da Giancarlo Casdelli, poi, con più prudenza ma altrettanta determinazione, da Armando Spataro. Un processo politico, per schiacciare e intimidire tutto il movimento No Tav attraverso gli strumenti giudiziari. Fallita l’operazione contro i quattro No Tav accusati di terrorismo, ma, comunque condannati a tre anni e mezzo di reclusione, la Procura torinese, incassa il risultato pieno in un processo dove, simbolicamente, era alla sbarra un intero movimento.
Dopo un primo blocco stradale nel pomeriggio a Torino, in C.so Regina Margherita, nei pressi della tangenziale, il movimento no tav si è dato appuntamento alle 18 a Bussoleno. Il presidio alla bottega di Mario, il barbiere condannato al processo, si è trasformato in corteo per le strade del paese sino alla statale 24, dove i No Tav hanno fronteggiato lo sbarramento della polizia, mentre un gruppo è riuscito a fare un breve blocco dell’autostrada a A32 Torino-Bardonecchia nei pressi della galleria del Prapuntin. La polizia ha risposto con lacrimogeni, cariche e caccia all’uomo per i prati. Tre attivisti sono stati fermati e poi rilasciati con una denuncia per resistenza aggravata, danneggiamento aggravato, interruzione di pubblico servizio e accensioni pericolose.
Nuovo appuntamento questa sera alle 20,30 al Polivalente di Bussoleno per un’assemblea popolare.
Ne abbiamo parlato con Roberto Lamacchia, uno degli avvocati del collegio difensivo e con Alberto Perino.

Ascolta la diretta con l’avvocato Lamacchia:

lamacchia_sentenza.notav

Ascolta il commento alla sentenza di Alberto:

perino_sentenza.notav


Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST