A margine dell’8 marzo: riflessioni contro
Scritto dainfosu 9 Marzo 2015
Un altro otto marzo è alle spalle. Ancora una volta ci siamo visti investiti da fiumi di retorica sulla fragilità e la bellezza delle donne. Navigando in rete ci siamo imbattuti in due articoli di una psichiatra comunista, Rita Chiavoni, che ha provato a ragionare, a nostro avviso, non contro il concetto di genere ma oltre il concetto di genere.
Per completezza rimandiamo a questi due articoli dove l’autrice spiega il suo punto di vista su patriarcato, femminicidio, dualismo uomo-donna e società dei consumi.
http://www.zeroviolenza.it/component/k2/item/34053-appunti-su-consumismo-e-violenza-sulle-donne
https://ilmarxismolibertario.wordpress.com/category/femminismo/
Nel secondo articolo l’autrice muove il proprio ragionamento a partire da un meraviglioso libro di quarant’anni fa di Annie Le Brun, Mollate tutto (farla finita con il femminismo). L’autrice, femminista, vedeva ormai il femminismo come l’ennesima maschera sistemata sul volto sfigurato della società. Riportiamo qui un brano di notevole potenza (teorica e discorsiva).
“Allora, se ci si compiace oggi un po’ dovunque a ripetere che donne non si nasce, si diventa, sembra che non ci si preoccupi affatto di non diventarlo. Anzi, tutt’altro. Al contrario delle femministe del diciottesimo e diciannovesimo secolo, che lottavano per cancellare la pretesa differenza che investiva l’uomo di un potere reale sulle donne, le neo-femministe di questi ultimi anni si sforzano di stabilire la realtà di questa differenza per rivendicare un preteso potere di cui le donne sarebbero state private. E questo a tal punto che la rivolta davanti a una “impossibilità di essere” tende a scomparire sotto i colpi dell’idiozia militante, che instaura un “obbligo di essere”. E’ proprio il caso di ricordare che in fatto di rivolta nessuno ha bisogno di antenati (…)? Davanti all’enormità dei crimini più o meno legalmente perpetrati non solo nei confronti delle donne, ma anche di tutti i refrattari alla codificazione sociale dei ruoli sessuali (e penso in modo particolare agli omosessuali) considero troppo importante questa rivolta per non sentire il desiderio di disturbare il coro delle voci di chi, uomini e donne, pretende di astrarla dall’oscura individualità in cui essa prende violentemente corpo e da cui ricava le sue forze sconvolgenti. Insisto, questa rivolta è sempre un attentato alla morale della collettività, quali che siano le basi che la fondano. Allora, come non vedere che ogni donna si trova oggi virtualmente spossessata di questa individuale capacità di rivolta, quando non si rende conto che ogni sua devianza rischia di essere riacciuffata per servire a costruire un’ideologia tanto contraddittoria nelle sue proposizioni quanto totalitaria nelle sue intenzioni?”.
Abbiamo raggiunto al telefono l’autrice dei due articoli sopra linkati per commentare con lei qualche passaggio dei tanti che compongono un piano del discorso tanto contraddittorio e ambivalente su cui ammettiamo di avventurarci con passo malfermo.