Abdel, minore egiziano a Torino
Scritto dainfosu 18 Giugno 2015
A febbraio avevamo sentito Rocco, insegnante nei Ctp torinesi, a proposito di storie di lavoro minorile in particolare tra i ragazzi emigrati dall’Africa settentrionale
https://radioblackout.org/2014/12/rocco-e-i-suoi-studenti-minori-migranti-tra-abbecedari-e-ponteggi/
Oggi, sulla scia del dibattito relativo alla chiusura delle frontiere europee, del soprassalto di razzismo mai sopito sotto le braci della presunta accoglienza verso chi fugge da guerre, dittature, miseria… abbiamo pensato che fosse il caso di far parlare un giovane immigrato egiziano, con la speranza che magari uscendo dall’anonimato della categoria “migrante”, diventando il giovane Abdel, che racconta cosa gli capita nelle sue giornate torinesi, cosa pensa del suo Egitto e di ciò che lo attrae della sua attuale esistenza in Europa (con il suo italiano e la sua necessità di lavorare, di imparare la professione e studiare la lingua), potesse affrancare se stesso e i molti ragazzi in viaggio dall’etichetta di alieni da respingere.
Non svela opinioni sui massimi sistemi, né racconta viaggi mirabolanti, ma si racconta con le sue parole, per una volta non delegate all’interpretazione di qualche sociologo o giornalista, soltanto incalzato dal suo insegnante, Rocco: