Grecia: le borse bruciano 287 miliardi in attesa del referendum
Scritto dainfosu 30 Giugno 2015
La situazione finanziaria dell’Eurozona è nuovamente in bilico davanti alla decisione del governo greco di rompere le trattative con l’ex troika. Il ricorso al referendum sul piano di austerità destinato al paese mediterraneo ha messo in difficoltà i leader europei che, fino a ieri assicuravano non ci sarebbe stata alcuna conseguenza da un’eventuale uscita della Grecia dall’area Euro.
Gli avvenimenti di ieri ci dicono che non è così. La stessa cancelliera tedesca Merkel ha affermato in queste ore che la rottura della moneta unica avrebbe conseguenze devastanti sulla stessa Unione Europea.
La costruzione del debito greco e dell’austerità conseguente non sono state però in questi anni un processo lineare; gli stessi economisti mainstream ammettono ormai da anni che i creditori del paese ellenico hanno responsabilità almeno pari a quelle del debitore. La situazione che economicamente non sarebbe di difficile soluzione, se pensiamo che la Grecia deve poco più di quanto i mercati finanziari hanno bruciato in un lunedì di panico (330 miliardi contro 270), risulta di una complessità insormontabile a causa del ruolo politico che l’élite europea ha deciso di far giocare alla Grecia: l’esempio di cosa può succedere a chi non si pieghi alle imposizioni dell’austerità.
La distruzione del paese il cui Pil è crollato in questi cinque anni del 25%, è diventata così una delle direttrici principali dell’eurocrazia in cerca di meccanismi di disciplinamento dei paesi dell’Unione.
Di tutto questo abbiamo parlato con Francesco, economista.
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